Elenco blog personale

sabato 28 maggio 2011

Italia addio!! La Rinascente non è più italiana « LIBERALBLOG

Italia addio!! « LIBERALBLOG:


La Rinascente non è più italiana. E’ stata venduta per 260 Milioni di Euro alla tailandese Central Retail. Fu fondata a Milano dai fratelli Bocconi. Nel dopoguerra passò alla Famiglia Agnelli, che la vendette ad una cordata di imprenditori nel 2005 per circa 900 Milioni di Euro. Un altro tassello dell’impresa italiana che diventa straniera; un altro tassello della caduta inesorabile di una nazione che non è capace di costruire nuove realtà industriali, e non sa difendere l’italianità di quelle che possiede da tanto tempo. E’ il segno del destino, di come l’Italia in quanto tale non esiste più, è morente, e non possiamo farci proprio nulla

- Inviata con Google Toolbar"

venerdì 27 maggio 2011

MondoElettrico: Elettricità. La Cina è con l'acqua alla gola, anzi, alle caviglie

MondoElettrico: Elettricità. La Cina è con l'acqua alla gola, anzi, alle caviglie:

Manca l'acqua. -> Non riescono a funzionare le turbine della diga delle Tre Gole che generano energia elettrica.

La peggiore siccità che abbia mai colpito la Cina centrale in mezzo secolo, con la prospettiva certa che vi sarà carenza di energia elettrica in estate.

L'agenzia ufficiale Xinhua riporta (attraverso Reuters Africa) che il livello dell'acqua presso la più grande centrale idroelettrica del mondo, la Diga delle Tre Gole, nella provincia di Hubei è sceso a 152,7 metri, ben sotto la soglia di 156 m necessari per far funzionare le sue 26 turbine in modo efficace.

La potenza di 18,2 GW, equivalente a circa 15 reattori nucleari di terza generazione, costituisce un terzo di tutta l'energia necessaria prodotta a Hubei.

L'anno passato ha generato 84,4 miliardi di kWh di energia elettrica.

Il livello dell'acqua dovrebbe ridursi ulteriormente a circa 145 metri entro il 10 Giugno.

Durante i sei mesi dello scorso anno, da maggio a ottobre, il 20 per cento della produzione di elettricità in Cina è stata prodotta con le centrali idroelettriche.

Le alte temperature e le scarse precipitazioni, da record negativo nel 2011, hanno provocato una diminuzione nella portata degli affluenti allo Yangtze (il famoso Fiume Azzurro) togliendo potenza a migliaia di centrali idroelettriche, nonché acqua per irrigare milioni di ettari di terreno agricolo.

1.392 bacini della regione sono ormai troppo impoveriti per produrre l'elettricità.

Lo Yangtze è 6 metri sotto il livello medio dello scorso anno.

Problemi gravi per i coltivatori di riso a valle della diga delle Tre Gole sia nella regione di Hubei che altrove, dove costituisce il 47 per cento della produzione totale di riso della Cina.

Il deficit di produzione di energia da fonte idroelettrica mette sotto pressione l'estrazione del carbone e la produzione dalle centrali elettriche alimentate a carbone e combustibili derivati dal petrolio. Si è alla ricerca di fonti alternative.

La potenza da fonte idrica è scesa del 55 per cento in aprile nella regione di Hunan mettendo in crisi quasi la metà delle strutture produttive di silicio (silicio per fotovoltaico) a causa della mancanza di elettricità. Ma non solo, anche fonderie di alluminio e rame della regione potrebbero entrare in sofferenza.

L'energia idroelettrica è una componente essenziale della strategia energetica della Cina per il prossimo decennio, nel tentativo di ridurre la sua dipendenza dal carbone, con piani in corso d'opera che prevedono di realizzare impianti di ulteriori 140 GW di potenza entro il 2015.
---


Siamo tutti legati ad un filo sottile che ci unisce. Il clima, le risorse, la produzione alimentare, la distribuzione della ricchezza, sono appesi ad un filo sottile che si sta rompendo.
.
Pubblicato da Massimo J. De Carlo

Irlanda: 11.07%! Ma ormai tutti se ne fottono

Irlanda: 11.07%! Ma ormai tutti se ne fottono:

11.07% Indovinate che cos'è questa percentuale.

Ma naturalmente è il nuovo RECORD di rendimento del titolo di stato decennale
di un'Irlanda tecnicamente fallita
ma tenuta in vita artificialmente....

Il decennale irlandese recentemente aveva già raggiunto un fenomenale 10% di rendimento
ma negli ultimi tempi è ulteriormente schizzato in su di un altro +1%
stabilendo ogni giorno un nuovo record negativo.

Sul prestitone che abbiamo concesso all'Irlanda per trasformarla in un morto che cammina e per salvare (come sempre) le Banche, Dublino paga solo il '5,4%' circa.
E si sta trattando per abbassare ulteriormente il tasso del prestito.

11%....Naturalmente ormai tutti se ne fottono, Borse in primis...
Si vede che ormai ci siamo psicologicamente assuefatti a convivere con svariati Stati Sovrani
già tecnicamente falliti
e sull'orlo del Default di fatto...;-)

Così...en passant...
anche il Decennale del Portogallo (che ha un rendimento del 9,7% circa)
poco fa ha stabilito un nuovo record negativo nel suo Spread col Bund Tedesco.

ComeDonChisciotte - LA CRISI GRECA OBBLIGA MIGLIAIA DI ATENIESI ALLA MIGRAZIONE NELLE CAMPAGNE

ComeDonChisciotte - LA CRISI GRECA OBBLIGA MIGLIAIA DI ATENIESI ALLA MIGRAZIONE NELLE CAMPAGNE:

"IL DEBITO, LA DISOCCUPAZIONE E LA POVERTÀ STANNO PROVOCANDO UNA RIVOLTA SENZA FINE E LA FUGA DI MIGLIAIA DI PERSONE IN CERCA DI UNO STILE DI VITA PIÙ SOSTENIBILE FUORI DALLA CAPITALE

DI HELENA SMITH
Guardian.co.uk

Nelle colline dell’Arcadia, in una casa di pietra in cima a questo villaggio che sorveglia i pascoli verdi e la valle al di sotto, un gruppo di giovani ateniesi si sta impegnando nel ricostruirsi una vita.
Fino a poco tempo fa Andritsaina non era nelle aspirazioni dei greci che vivevano in città. 'Ma questo,' ci dice Yiannis Dikiakos, 'prima che Atene non si trasformasse nel calderone esplosivo che è adesso. Un giorno ci siamo svegliati e ci siamo detti che non ne potevamo più. Volevamo vivere la vera Grecia e la volevamo vivere da qualche altra parte.'

Dopo aver stipato le proprie cose in una Land Rover e in una roulotte, l’uomo d’affari ha percorso i 250 chilometri che lo separavano da Andritsaina lo scorso mese. Mentre stava attraversando villaggi pieni di edifici in rovina e di case vuote, lungo strade che hanno scavato la propria via tra fiumi e burroni, non si è guardato dietro le spalle.

'Atene ha tradito i giovani. Non ha più niente da offrirgli. I nostri politici sono degli idioti… ci hanno davvero scocciato', ci ha detto Dikiakos, che sarà presto seguito da dieci amici che hanno anche loro deciso di scappare dalla capitale.

Fanno parte di una migrazione interna, migliaia di greci che cercano conforto nelle aree rurali mentre il paese stritolato dal debito è alle prese con la sua più grave crisi economica dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

“È una decisione difficile ma le persone la stanno prendendo ugualmente', ci ha detto Giorgos Galos, un insegnante di Proti Serron nelle grandi pianure della Macedonia, nel nord della Grecia. 'Ci sono due coppie che sono venute qui e conosco molte persone a Salonicco che vogliono tornare nei loro villaggi. La crisi li sta divorando ed è difficile riuscire ad affrontarla. Se ci fosse un minimo di supporto o di incoraggiamento da parte dello Stato, il piccolo flusso si trasformerebbe in una marea perché qui costa tutto molto meno.'

L’arrivo alla spicciolata delle persone a Proti Serron sarebbe passato inosservato se il villaggio non fosse stato il luogo di nascita di Konstantinos Karamanlis, colui che ha promosso l’integrazione della Grecia nella CEE nel 1981. Una statua dello statista in alabastro bianco, al centro della piazza del paese, è corredata da queste parole: “Credo che la Grecia possa cambiare forma e il suo popolo il proprio destino.'

Passati sessant’anni da quando vennero pronunciate, un numero sempre maggiore di greci si sta quanto meno domandando se il vecchio avesse ragione. Il trasferimento della popolazione sotto le luci delle grandi città era, nelle parole dello stesso Karamanlis, uno dei barometri più affidabili per valutare la transizione del paese da una società fondamentalmente agricola verso un’economia occidentale avanzata. Questa settimana, mentre il FMI e l’Unione Europea stanno dibattendo sui modi per cercare di salvare nuovamente la Grecia e mentre gli osservatori si chiedono se il paese debba uscire dall’euro, la Grecia sembra sempre più allo sbaraglio, scossa dall’impatto della rabbia e della disobbedienza civile delle persone che hanno perso fiducia nei propri governanti, e alle mercé dei mercati che si rifiutano di credere che possa riuscire ad allontanarsi dall’orlo della bancarotta. Il direttore esecutivo del FMI, Dominique Strauss-Kahn, ha recentemente descritto la situazione: 'La realtà è che queste persone sono nella merda fino al collo. Se non fossimo arrivati noi, sarebbero già precipitati nel baratro. Passate due settimane, il governo non sarebbe stato in grado di pagare gli stipendi del personale.'

Ironicamente, è proprio la medicina presa lo scorso anno con il programma di salvataggio del FMI/UE di 110 miliardi di euro, adottato per modernizzare un’economia sclerotica, che ha reso le cose ancora peggiori. Dodici mesi di pagamento a singhiozzo dei dipendenti pubblici e di tagli alle pensioni, di perdite massicce di posti di lavoro, d’incremento delle imposte e con l’inflazione galoppante hanno iniziato ad avere un effetto pesante. Il PIL è previsto quest’anno in calo del 3 per cento, facendo dell’economia greca la più in recessione di tutta l’Europa.

A Atene, dove vive quasi la metà degli 11 milioni di greci, i segni della crisi – e della povertà – si vedono ovunque: nei senza casa e negli affamati che setacciano l’immondizia durante la notte, nei pensionati al verde che raccattano gli scarti dai mercati rionali che vendono frutta e verdura; nei negozi chiusi e sigillati e nelle migliaia di persone ordinarie che non possono più permettersi di portare fuori la famiglia o mangiare carne con regolarità.

'Abbiamo dovuto smettere di andare in trattoria, di comprare i vestiti nuovi e di mangiare carne più di una volta a settimana', ci ha detto Vasso Vitalis, madre di due bambini che lotta con suo marito, dipendente pubblico, per arrivare alla fine del mese con due stipendi per un totale di 2.000 euro.

'Con tutti i tagli abbiamo stimato un risparmio di circa 450 euro al mese. Stiamo attenti anche al centesimo e, comunque, siamo fortunati. Tutti e due abbiamo un lavoro. Conosco persone che sono disoccupate e fanno la fame. Chiedono cibo alla famiglia e agli amici', ci dice con la voce rotta. 'Quello che ci fa incazzare è che tutti sapevano che il paese era messo malissimo ma nessuno dei nostri politici ha avuto le palle per sistemare la situazione. Era come una nave che puntava dritto sugli scogli e ora gli scogli sono molto vicini.'

I greci sanno anche che, siccome la loro economia ha bisogno nuovamente di un’ancora di salvataggio e pochi vogliono prestare soldi a un paese in queste condizioni, le cose peggioreranno invece di migliorare.

'Nelle epoche passate, il futuro veniva sempre visto come una fonte di speranza, ma ora fa paura', sono le parole di Nikos Filis, editore del giornale di sinistra Avgi. 'Fino a questa settimana la gente ha pensato che, con tutte le misure prese, la crisi sarebbe stata superata nel giro di un anno o due. Ora, con la prospettiva di manovre di austerità ancora più pesanti, ora non vede la luce in fondo al tunnel.'

Con la disoccupazione che riguarda ufficialmente 790.000 persone – anche se si pensa sia molto più alta per la chiusura di 150.000 piccole e medie imprese nell’ultimo anno – ci sono dei timori che la Grecia, il paese al centro della più pesante debacle finanziaria europea da decenni a questa parte, stia inesorabilmente avviandosi verso una fase di crisi sociale e politica. Con l’aumento delle tensioni etniche e la delinquenza nelle strade, questa settimana il solitamente cauto sindaco di Atene, Giorgos Kaminis, ha detto che la città 'comincia ad assomigliare a Beirut'.

Yannis Caloghirou, un professore di economia alla Università Tecnica Nazionale di Atene, ha riferito: 'La Grecia sta diventando un campo di battaglia, al livello dell’Unione Europea dove i politici hanno reso la crisi ancora peggiore con la loro mancanza di strategia e le loro iniziative prese col contagocce, e tra la sua gente che non ha più fiducia nelle istituzioni e nella capacità del sistema politico di risolvere la situazione. La mia preoccupazione è che il paese stia precipitando nell’ingovernabilità, e che i gruppi di estrema destra riescano ad approfittare del momento.'

I socialisti, al governo da diciannove mesi, lacerati dal dissenso e dal sempre più forte disgusto per la loro politica che molti avversano, è probabile che inizino a mostrare la corda per gli sforzi profusi nel contenimento della crisi, con il Primo Ministro, George Papandreou, che deve rimettere in riga i propri ministri.

L’esodo di massa dei ragazzi più dotati ha aggiunto un altro timore: oltre a perdere una o forse due generazioni, la Grecia, che ha la bancarotta di fronte a sé, è anche a un passo dal perdere la sua classe intellettuale. 'Nessuno sta parlando apertamente di questo ma le prospettive per l’economia greca stanno peggiorando proprio da quando la fuga dei cervelli è in crescita e il paese ha cominciato a perdere le sue menti migliori', ha detto il professor Lois Lambrianidis, che insegna economia regionale all’Università della Macedonia.

'Circa 135.000 persone, il 9% dei greci con un'istruzione incentrata sul terziario avanzato, vivono all’estero e questo già prima che la crisi iniziasse. Non riescono a trovare lavoro in un’economia orientata ai servizi che dipende dal lavoro pagato pochissimo.'

Proprio mentre in Arcadia ci sono dei giovani che stanno cercando di ripartire da capo, la Grecia, ci dice, deve ricostruirsi dalle fondamenta se vuole sopravvivere alla peggiore crisi dei tempi moderni.
I numeri della Grecia

Previsione del PIL: -3% in 2011 (il peggiore in Europa)

PIL: 230 miliardi di euro

Debito: 340 miliardi di euro

Entrate fiscali annuali: 40 miliardi di euro

Debito pro capite: 30,000 euro

Disoccupazione: 16%

***********************************************

Fonte: http://www.guardian.co.uk/world/2011/may/13/greek-crisis-athens-rural-migration

13.05.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

- Inviata con Google Toolbar"

domenica 22 maggio 2011

Incubo Fukushima: sempre peggio, ma ora il mondo tace

Incubo Fukushima: sempre peggio, ma ora il mondo tace:

Fukushima potrebbe essere in una spirale senza fine. Non affidatevi al sonno dei media ufficiali che assicurano il contrario o che non ne parlano affatto. Radiazioni letali continuano a fuoriuscire senza freni. I livelli delle emissioni potrebbero gravemente aumentare. Non se ne vede la fine. La loro portata è di gran lunga peggiore di Chernobyl. Arginare il disastro potrebbe essere al di sopra delle possibilità della Tokyo Electric o del governo giapponese. Non vi è ragione per correre ulteriori rischi. Con tutti i mezzi necessari, è tempo che i migliori scienziati e ingegneri del mondo intervengano. Persino così facendo, i risultati sarebbero ignoti.

Per un breve ma terrificante resoconto, vedere l’intervista al dottor Chris Busby su “Rt/T”: le unità 1, 2 e 3 di Fukushima si trovano tutte in vari stadi di melt down. La fusione all’unità 1 potrebbe essere avvenuta nel contenitore di pressione del reattore, con l’acqua di raffreddamento fuoriuscita dal fondo. Una crescente quantità di liquido radioattivo sta ammorbidendo il terreno e riversandosi nell’oceano. Non vi è modo di prevedere dove andrà a finire questa enorme quantità di gas di fusione. Specialmente nel caso di ricadute, potrebbero verificarsi esplosioni di vapori e idrogeno residui dei contenimenti.

Il plutonio in eccesso nel Mox all’unità 3 è un ulteriore inconveniente. C’è stato almeno un incendio in una vasca di contenimento. Sul posto si sono verificate almeno due esplosioni di idrogeno. Alcuni ritengono che ci possa essere stata un’esplosione di fissione. Ciò ha indebolito le strutture e i sistemi di sicurezza del reattore. Questi eventi e il cedimento del terreno potrebbero spiegare perché l’unità 4 è parzialmente sprofondata e si sta inclinando, probabilmente sull’orlo di un crollo. Anche un evento di dimensioni ridotte potrebbe significare la catastrofe. Sono probabili altre esplosioni. Le fuoriuscite sono praticamente certe. L’aumento dei livelli di radiazioni da ognuno dei reattori obbligherebbe tutti i tecnici ad evacuare, lasciando l’intera centrale al suo destino.

Il “New York Times” ha riportato che i gravi malfunzionamenti delle valvole di sicurezza che hanno contribuito al disastro di Fukushima sono possibili anche in numerosi reattori negli Stati Uniti. Quantità di residui radioattivi sono state rilevate a centinaia di chilometri dalla centrale. I livelli delle radiazioni sono aumentati a Tokyo, a circa 250 chilometri da Fukushima. Il fallout radioattivo è stato rilevato in Nord America e in tutta Europa. Lo sversamento radioattivo in mare ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo. Ma c’è dell’altro, e non è positivo. Il Giappone e la Germania hanno avuto il buon senso di abbandonare la costruzione di nuove centrali, e di chiuderne alcune già esistenti. E qui è iniziato il blackout mediatico.

“Lontano dagli occhi, lontano dal cuore” sembra essere la strategia di un’industria bisognosa di finanziamenti statali per il mantenimento di una flotta sgangherata di vecchi reattori decadenti. L’amministrazione Obama ha sospeso il monitoraggio delle radiazioni sulla fauna marina del Pacifico. Quindi non fornisce più dati radiologici e sanitari affidabili sul fallout che raggiunge gli Stati Uniti. Eppure potremmo trovarci in un pericolo senza precedenti. Un movimento nazionale si sta mobilitando contro le scorie nucleari e per la conversione alle energie alternative. Adesso dobbiamo portare TUTTI i governi del mondo a rompere gli indugi affinché ci si concentri su come rimettere Fukushima sotto controllo.

Dopo due mesi di strenui tentativi, quattro reattori e almeno altrettante vasche di contenimento restano a rischio. Bloccare le emissioni di Fukushima prima che ci irradino tutti è indispensabile alla nostra sopravvivenza. La comunità internazionale ha unito le forze quando si è dovuto riunchiudere Chernobyl in un sarcofago. Ora su Fukushima è necessario un impegno ancora maggiore. Di qualunque risorsa tecnica, scientifica e materiale disponiamo, bisogna che vada laggiù. ORA!!!

"Indignados spagnoli, il manifesto politico - demata

demata: "Indignados spagnoli, il manifesto politico

Legge elettorale che tenga conto anche dell’astensionismo.
Il Potere Esecutivo non nomina consiglieri negli organi equivalenti al CSM italiano.
Norme a tutela della democrazia interna dei partiti politici.
Sanzioni sull’assenteismo dei politici e per chi non onori la propria funzione.
Cancellazione delle agevolazioni fiscali, contributive e pensionistiche.
Compensi dei parlamentari e degli amministratori locali vincolati al salario medio spagnolo.
Eliminazione dell’immunità parlamentare e della prescrizione per reati di corruzione.
Trasparenza patrimoniale dei pubblici funzionari.
Riduzione dello spoil system e degli incarichi “politici”.
Obbligo di referendum per l’introduzione delle norme europee e, comunque, di grandi riforme.

Lavoro:

Introduzione dei contratti di solidarietà fino al raggiungimento di un tasso di disoccupazione inferiore al 5%).
Pensionamento obbligatorio a 65 anni fino all’eliminazione della disoccupazione giovanile.
Incentivi per le aziende con meno del 10% di lavoratori temporanei.
Divieto di licenziamento nelle imprese in attivo e verifiche sul rispetto delle norme sulle assunzioni temporanee.
Reintroduzione del sussidio per i disoccupati.
Regolarizzazione dei precari del settore sanitario e scolastico.

Diritti:

Esproprio delle case nuove invendute e destinazione a scopi sociali.
Sussidi per l’affitto ai giovani ed alle persone bisognose.
Estinzione delle ipoteche con la sola riconsegna dell’immobile.
Riduzione delle tasse universitarie e dei master.
Abolizione della legge Sinde sul diritto d’autore in Rete
Protezione della libertà d’informazione e del blogging.

Servizi:

Lotta agli sprechi tramite una apposita Authority
Ripristino del trasporto pubblicos u rotaia e limitazione del traffico all’interno dei centri urbani.
Attuazione della Ley de Dependencia per l’assistenza alle persone non indipendenti, malate od anziane con la costituzione delle reti di assistenza, di mediazione e di tutela locali.

Finanza:

Lotta all’evasione fiscale.
Riduzione delle spese militari
Applicazione delle norme europee sulle banche ed i paradisi fiscali e sostegno all’introduzione della Tobin Tax.
Divieto di intervento pubblico a sostegno delle banche in difficoltà.
Bonus malus Tax per le banche in relazione al rating della gestione finanziaria.
Aumento delle detrazioni d’imposta sui grandi capitali e le entità bancarie.
Reintroduzione della tassa sul patrimonio.

Current TV: E' solo una questione di soldi - il chiodo

il chiodo:
Ma cosa succede? Santoro ospita Al Gore ad Annozero e, da quello che dice si capisce che Sky Italia non vuole rinnovare il contratto a Current TV, si capisce che c'è lo zampino di Berlusconi, e si chiede che tutti gli italiani scrivano a sky per fargli modificare la sua decisione.
Peccato che non sia vera nessua delle parole che ho sentito ad Annozero.
Tom Mockridge, ad della sky italia, HA PRECISATO, PER ISCRITTO:
A Sky Italia abbiamo stima per Current TV e per Al Gore. Per questo motivo lo scorso 13 maggio abbiamo fatto al suo socio, Joel Hyatt, un'offerta per continuare ad avere Current per altri tre anni su Sky (vedi allegato). Non corrisponde dunque affatto al vero che Sky abbia deciso unilateralmente di cancellare il canale'.
'Purtroppo la Current TV ha deciso di non accettare la nostra offerta e ha chiesto invece di avere il doppio di quanto Current percepisce attualmente, una cifra che arriva ad essere vicina a 10 milioni di dollari. Si tratta di una richiesta decisamente troppo alta, specie in relazione alle recenti performance del canale.
Al Gore ha diffuso dati assolutamente inesatti sull'audience del canale, sostenendo che un abbonato di Sky su due guarda Current una volta la settimana.
La realta', purtroppo, e' assai diversa: i dati Auditel dicono che solo un abbonato di Sky su 25 ha guardato Current almeno per 10 minuti in una settimana nel corso del 2011. Lo share del canale e' dello 0,03% su media giornaliera e dello 0,02% in prima serata con una media giornaliera di 2.959 telespettatori, come rilevato da Auditel nel 2011.
Si tratta di dati in calo del 20% sulla media giornaliera e addirittura del 40% in prima serata, se comparati al 2010. Se il canale avesse raggiunto l'obiettivo di 4500 telespettatori medi giornalieri, concordato nel contratto, la partnership sarebbe stata rinnovata automaticamente per ulteriori due anni'

Quindi? il fatto che Berlusconi abbia promesso a sky altre frequenze nel caso scaricasse Current TV è una fandonia, la solita balla di sinistra (che, ricordiamolo, non è la macchina del fango), ma qui si tratta solo di ottenere maggiori SOLDI.
E suvvia, italioti, è una giusta causa, aiutiano Al Gore.

'Quanto al resto -afferma Mockridge- sono sciocchezze: ho dovuto cercare su Google il nome di Keith Olbermann perche' non sapevo chi fosse. La decisione di non rinnovare il contratto con Current quindi non e' dovuta ad alcuna cospirazione politica: si tratta semplicemente di una trattativa economica, che ho gestito io con la mia squadra in Italia. Non ho mai parlato con Rupert Murdoch di nessuno di questi temi. E Silvio Berlusconi -aggiunge- non ha mai promesso a Sky nessuna frequenza digitale terrestre se ci fossimo liberati di Al Gore. Sfortunatamente Al Gore in Italia non e' cosi' rilevante'.

Claudio Cereda - IL BLOG - » altro che ministeri a Milano

Claudio Cereda - IL BLOG - »PDL, Lega e la campagna per i ballottaggi: si parla a vanvera. Altro che ministeri a Milano:

Il modo sgangherato basato sull'attacco all'avversario e sugli annunci a sorpresa con cui PDL e Lega stanno impostando la campagna per i ballottaggi intristisce perché non si ha la capacità di stare sul pezzo e si parla a vanvera. Vediamo come:

farò un comizio a Milano (Bossi)
sposteremo due ministeri a Milano (Bossi)
Pisapia vuole trasformare MIlano nella capitale di gay, islamici e zingari (Berlusconi, Bossi, Moratti)
Bossi è matto a pensare di spostare i ministeri (Alemanno); no Bossi non è matto decentreremo alcune funzioni do governo (Berlusconi)
se la Moratti vince metteremo Lupi e La Russa nella squadra degli assessori (notizia di stasera). La Russa potrebbe occuparsi del poliziotto di quartiere e Lupi della versione milanese di AnnoZero.

I milanesi sono persone serie e concrete e mi auguro che tra una settimana, se le proposte sono queste, il divario aumenti perché i giocatori delle tre carte hanno bisogno di sberloni per rinsavire.
1. La questione dei ministri a Milano

Esemplifico con la scuola. Quando 3 anni fa si insediò il ministro Gelmini all'Istruzione si incominciò a parlare dell'arrivo del dr. Colosio (bresciano) a dirigere l'ufficio scolastico regionale lombardo (cosa poi avvenuta).

Ma si diceva anche che Colosio veniva a Milano perché il ministro Gelmini avrebbe avuto un suo ufficio in USR dove sarebbe rimasta due giorni la settimana (primo segno del decentramento dei ministeri).

Non se ne è fatto nulla. Il ministro è spesso a Milano, ma perché si occupa del suo antico lavoro di organizzatrice lombarda del PDL; lavoro fatto bene e che la portò alla promozione ministeriale.

In compenso la scuola lombarda prima per tante cose nel quadro nazionale, lo è anche per questioni da 'cornuto e mazziato':

le scuole lombarde sfiorano i 900 alunni in media contro valori nazionali molto più bassi eppure anche quest'anno gli uffici dell'USR sono costretti a fare tagli dopo le dichiarazioni dello scorso anno in cui si diceva: ormai la Lombardia ha dato
nelle scuole lombarde mancano in questo anno 300 dirigenti scolastici e l'anno prossimo ne mancheranno 500 (su 1200)
nel sistema di istruzione lombardo (il decentramento territoriale del ministero) sono previsti quasi 30 posti di dirigente amministrativo e quasi altrettanti ispettori. Molti degli uffici provinciali (gli ex provveditorati) sono scoperti e dati in reggenza (Lecco con Bergamo, Monza con Sondrio, Como con Varese, …). Il servizio ispettivo è ridotto a numeri che si contano con una o due mani a seconda del criterio adottato. Invece di parlare di misteri a Milano non varrebbe la pena di fare affermazioni come : nel prossimo concorso a Dirigente Scolastico la Lombardia avrà 400 posti? Non si sa ancora quanti saranno ma visti i numeri nazionali saranno certamente meno della metà. Se fossimo nel privato voi lascereste una azienda di 100 dipendenti senza un responsabile?

La cosa che fa tenerezza è che di queste cose nessuno ne parla e penso che il buon Bossi non conosca nemmeno ruolo, competenze, poteri e organizzazione di una scuola in uno stato federale.
2. Lupi, La Russa, gli zingari

In questi giorni continuo a vedere e sentire un Formigoni imbarazzato. Il sistema di gestione di Regione Lombardia, da lui creato e perfezionato, può non piacere ma è stato messo in piedi, sulla formazione professionale come sulla sanità, come sui servizi sociali, come sul relazione con provincie e comuni, guardando lontano.

Lo accusano di disimpegno perché non si è buttato a testa bassa e perché sembra non dimenticare che il Presidente di Regione dialoga con le altre istituzioni in maniera indipendente dal colore politico.

Se Formigoni fosse napoletano invece che lecchese avrebbe già detto: ha da passà la nuttata. Lo capisco e un po' lo compatisco.
3. la verità

La verità è che non hanno saputo governare; il mondo e il consenso cambiano poco per volta. Non sanno cosa dire, non sanno cosa fare ma potrebbero coraggiosamente ammettere di prepararsi alla opposizione e di qualificarla su …. Già su cosa?

sabato 21 maggio 2011

Barbara Di: Non mi convince mica questa guerra alla Libia.

Barbara Di: "Troppi se e troppi ma

Non mi convince mica questa guerra alla Libia.
Nessuna guerra mi piace, ma questa proprio non mi sembrava necessaria.
Dicono che serva a salvare la popolazione civile da Gheddafi. Ma io di questi presunti massacri non sono tanto convinta.
Se le notizie che arrivano sono frammentarie e contraddittorie, non vedo perché dobbiamo dar retta ad una parte piuttosto che all’altra.
E se fossero vere le testimonianze che arrivavano da tanti italiani e stranieri che lavoravano lì, persino dall’ambasciatore, in cui si parlava di una situazione tutto sommato tranquilla e completamente diversa da quella descritta?
L’informazione è sempre di parte, ma non capisco perché dovremmo credere ai cosiddetti ribelli, piuttosto che ai governativi. Io diffido di entrambi e nel dubbio avrei evitato qualsiasi coinvolgimento diretto prima di avere le idee più chiare.
Se davvero è una guerra per motivi umanitari, non capisco perché la Libia sì, ma non lo Yemen, il Bahrein, o ancora prima il Sudan e per tutte le guerre che hanno insanguinato e continuano ad insanguinare tanti altri Paesi africani o asiatici.
Dicono che vogliamo aiutare la popolazione a liberarsi di un dittatore, che lo facciamo per aiutare i rivoluzionari a ristabilire la democrazia.
Ma allora perché l’anno scorso non abbiamo aiutato gli iraniani a liberarsi di Hitlerjad? Oltretutto avevamo ottimi motivi personali, vista la minaccia atomica.
E poi chi ci dice che i ribelli vogliano stabilire la democrazia? Ma, soprattutto, chi sono?
Se fossero stranieri, egiziani infiltrati come si dice, non staremmo aiutando i libici, ma gli stranieri a prendere il governo di un altro Paese, e non mi sembra un buon motivo per fare una guerra.
Se fossero pilotati da Al Qaeda, avremmo ancora meno ragioni per appoggiarli.
Ne ha fatte di cotte e di crude in questi 40 anni Gheddafi, ma ormai si era dato una calmata e aveva tutto l’interesse a tenere fuori dal Paese i fondamentalisti, ed aiutarli a prendere il potere in Libia mi sembra una mossa suicida dell’Europa e degli USA.
Ancora non è chiaro dove andranno a finire i Paesi africani che hanno cacciato, o tentato di cacciare, i loro leader storici, ma non sarei così sicura che vadano per forza verso la democrazia.
Se fossero davvero solo rivolte di piazza di pacifici studenti, non ideologicizzati, democratici, moderni, filoccidentali, mi stupisco che siano scoppiate proprio in Paesi che erano considerati moderati, in buoni rapporti con l’Occidente e che costituivano un argine contro il fondamentalismo.
Può darsi che fossero effettivamente stanchi di essere governati sempre dai soliti noti, ma finché non sarà chiaro da chi si faranno governare, mi sembrava più saggio evitare un coinvolgimento diretto.
Si dice che la guerra a Gheddafi serva a prendere il controllo del petrolio e del gas libici. Può darsi, anzi è probabile, ma allora non vedo perché ci siamo fatti immischiare visto che l’ENI aveva i migliori contratti.
Se davvero la Francia, l’Inghilterra, gli USA, miravano a sostituire le nostre imprese, si dice che siamo stati costretti a intervenire anche noi per salvare i nostri interessi.
Ma davvero speriamo di mantenere in vigore i contratti in questo modo? A che titolo li avrebbero risolti se fossimo rimasti neutrali? E sarebbe davvero cambiato qualcosa?
Se, come dicono in tanti, Francia e USA hanno attaccato solo per scalzare le nostre imprese e fare loro affari in Libia, non vedo perché il nostro appoggio dovrebbe farli desistere da questo proposito. Semmai, li avremmo aiutati a farci le scarpe, lasciandoci qualche contentino per salvare la faccia.
E se, invece, Gheddafi resta in sella? Poco, ma sicuro che è lui il primo a risolverli per vendetta. Se, invece, ci fossimo mantenuti neutrali come ha fatto la Germania, non li avrebbe toccati.
Quindi, se la coalizione caccia il Raiss, speriamo di raccogliere le briciole che ci dovrebbero lasciare, forse, gli americani e i francesi solo perché li abbiamo appoggiati in questa guerra. Se, invece, vince Gheddafi, ci saremo bruciati contratti miliardari. Davvero una bella strategia.
D’altronde, io non sono affatto convinta che Gheddafi mollerà tanto facilmente la presa, né tanto meno che la maggioranza del popolo sia contro di lui. Non vedo chi ci dia tanta sicurezza che i libici vogliano lasciare il noto, che dava loro un certo benessere, per l’ignoto o per una dominazione straniera o, peggio, per un regime fondamentalista.
Tutta questa fretta di attaccare mi sembra dettata proprio dal fatto che Gheddafi stava vincendo sui rivoltosi e la Francia temeva che andasse sprecata questa occasione per farlo fuori.
Se davvero la maggioranza dei libici è con il Rais, allora, non li staremmo liberando, ma attaccando e non ci vedo niente di umanitario o di pacifico in tutto ciò.
Non possiamo ragionare da occidentali, che hanno ormai radicato il concetto di democrazia, e pensare che tutti ragionino allo stesso modo.
Mi si dirà che anche per l’Iraq valeva lo stesso concetto, allora. Può darsi, ma almeno lì di testimonianze di stragi di dissidenti ne avevamo a iosa e qualche motivo in più per dubitare di quanto fosse benvoluto Saddam ce lo avevamo. Dalla Libia io non ricordo grandi notizie di conflitti interni fino a queste rivolte asseritamente spontanee delle ultime settimane. Un po’ poco per giustificare il nostro intervento.
Senza contare, poi, che Saddam minacciava un giorno sì e l’altro pure l’Occidente e non disdegnava certo l’appoggio al terrorismo fondamentalista. L’intervento aveva almeno una giustificazione difensiva e preventiva molto chiara. Lo stesso dicasi per l’Afghanistan.
I rapporti con la Libia, invece, non erano mai stati così buoni come ultimamente, quindi non poteva certo costituire una minaccia per noi contro cui premunirsi. Piuttosto ora ce lo abbiamo fatto diventare noi stessi.
Per non parlare, poi, della ripresa dell’immigrazione. Per la prima volta da anni eravamo riusciti a fermare gli sbarchi, proprio grazie alla collaborazione con Gheddafi.
Ora, non solo gli abbiamo dato la scusa della guerra, ma comunque vada a finire toccherà ricominciare da zero per arginare l’immigrazione.
Non sono cinica quando parlo di scusa della guerra, perché posso capire i profughi libici che scappano da un conflitto, che peraltro noi stiamo contribuendo ad allargare e rendere ancora più pericoloso, ma perché sono a migliaia ad arrivare dagli altri Paesi.
Soprattutto mi spiego poco i tunisini e gli egiziani. Se adesso sono tutti felici e democratici, perché hanno cacciato i cattivi despoti, perché se ne vengono in Italia?
Troppo comodo per francesi e americani lanciare missili e poi lasciarci sul groppone tutti i profughi. Che almeno ci mandino gli aiuti umanitari per sfamarli, se proprio stanno agendo per il loro bene.
E che dire poi degli attacchi terroristici?
Ci siamo forse dimenticati di Ustica, della strage di Bologna, di Lockerbie? Il vecchio leone si era ammansito un po’, ma è stato pur sempre uno dei maggiori finanziatori del terrorismo fino a una ventina d’anni fa. Davvero geniale infilargli una spina nell’unghia per riportarlo ai fasti della gioventù ed indurlo a ricominciare la tecnica che conosce meglio di tutti.
Non temo magari gli attacchi militari diretti perché non ne ha la forza bellica, ma sulla minaccia terroristica non mi sento affatto sicura.
Già questo, vista la vicinanza, mi sembrava un ottimo motivo per non farsi coinvolgere direttamente.
Peraltro, non mi risulta che l’ONU e la NATO ci abbiano chiesto o tanto meno imposto un coinvolgimento diretto. Proprio perché siamo i più vicini, in questi casi è giustificata una neutralità, per evitare le probabili ritorsioni a Paesi praticamente confinanti.
Ma, soprattutto, non si calpestano così i trattati internazionali. Che caspita!
Lo abbiamo firmato poco più di due anni fa e avevamo promesso non solo reciproca non belligeranza, ma soprattutto di non concedere l’uso dei territori per azioni di forza contro l’altro. Io capisco se ci avessero attaccati, ma siamo stati noi ad attaccare loro, anche solo offrendo la disponibilità delle nostre basi.
Possibile che non riusciamo mai a rispettare un trattato?
Già siamo famosi per non aver mai finito una guerra a fianco di quelli che erano i nostri alleati prima del conflitto, ma questo mi sembra davvero troppo.
Non è per la Libia, né per Gheddafi, ma proprio per la nostra credibilità.
I trattati internazionali servono per trarne reciproci vantaggi, ma il loro valore è basato sulla fiducia nel rispetto da parte dei singoli Paesi, su nient’altro.
Stavamo riuscendo a crearci una credibilità internazionale autonoma, abbiamo fatto storcere il naso a parecchi per gli ottimi rapporti instaurati proprio con la Libia e con la Russia, ma ne avevamo tratto grandi vantaggi, soprattutto economici.
Ed è bastata una riunione per buttare tutto alle ortiche. Non solo abbiamo abbandonato al suo destino Gheddafi, ma ci siamo messi in guerra contro di lui. Come se non bastasse dalla Russia hanno già fatto sapere di non gradire l’azione bellica e certo non apprezzeranno il tradimento.
E così nel giro di poche ore ci siamo bruciati quel minimo di credibilità che eravamo riusciti a recuperare.
Ora, se io fossi uno straniero non vedo proprio perché dovrei fidarmi degli italiani.
E questo mi fa male, molto male.

Baci Ba

JimMomo: Regola n. 1: basta parlare dell'avversario

JimMomo - Regola n. 1: basta parlare dell'avversario:

Considerando solo i voti espressi per i due candidati che andranno al ballottaggio, il vantaggio di Pisapia sulla Moratti è di 53,6 a 46,4%. Ma secondo una delle corse clandestine cui hanno assistito Mancia e Bressan, Fan Pisapie avrebbe allungato 55'' a 45'', probabilmente per un certo effetto entusiamo da una parte e depressione dall'altra. L'impressione però è che di questo passo il centrodestra rischia l'umiliazione di un secco 60 a 40. Al momento la comunicazione continua ad essere a mio avviso sbagliata.

Per quanto possa essere fondato l'allarme sulle politiche diciamo un po' naïf ed eco-progressiste di Pisapia, riguardo per esempio i nomadi e le fantomatiche «esperienze di autocostruzione», gli immigrati, in particolare i musulmani e «la più grande moschea d'Europa», le tasse, in questa settimana il centrodestra e la Moratti dovrebbero imporsi di non nominarlo neanche Pisapia. Purtroppo invece continuano a passare (almeno è ciò che arriva al nostro osservatorio), tramite le dichiarazioni, i manifesti, e i titoli sui giornali vicini al centrodestra, esclusivamente messaggi 'contro' Pisapia, il quale ovviamente in negativo, ma è al centro della comunicazione del centrodestra, mentre si avverte l'assenza di una proposta forte della Moratti. E' come se anche loro stessero facendo campagna elettorale per lui, come illustrato in questa acuta ed emblematica vignetta di Pillinini.

E demonizzazione o meno, toni aggressivi o educati, vere o false che siano le cose che si dicono e scrivono di Pisapia, tenere l'avversario al centro della propria comunicazione è un errore madornale, tra l'altro esattamente lo stesso errore che fa la sinistra con Berlusconi. Si continuano ad elencare ai milanesi tutti i motivi, molti anche validi, per cui sarebbe disastroso affidare Milano a uno come Pisapia, che ne farebbe una «zingaropoli». Ma non si spiega invece per quali motivi, almeno un motivo forte, bisognerebbe riaffidarla alla Moratti. La quale bene o male ha amministrato la città per cinque anni e quindi dovrebbe essere in grado di parlare di sé. Se i milanesi dovessero passare anche questa settimana a sentire quanto è «matto» Pisapia, il rischio è che decideranno di 'impazzire' anche loro...

Claudio Cereda - IL BLOG - » riflessioni liberali e zingarate

Claudio Cereda - IL BLOG - » riflessioni liberali e zingarate:


In Italia viene rispettata la libertà religiosa e le diverse religioni hanno diritto a costruire luoghi di culto; lo dice la Costituzione e lo confermano le persone di buon senso; se, come pare, la giunta Moratti uscente, ha proposto nel PGT tali possibilità e la sua maggioranza (Lega inclusa, si è dichiarata a favore) siamo in presenza di un segno di civiltà;
le bandiere rosse hanno lo stesso diritto di sventolare delle bandiere bianche, di quelle verdi, di quelle tricolori. Lo stesso diritto non è garantito alle bandiere nere;



a Napoli il fatto che si vada al ballottaggio tra un candidato di centro destra e De Magistris è un bene; chiunque vinca ci sarà una rottura rispetto all'establishment;
il leader maximo si è prenotato TG1, TG2, Italia 1, Rete4 e Canale 5 in simultanea; dice Bersani che gli ricorda il presidente Bielorusso; a me ricorda Gheddafi e Fidel Castro; ai tempi della DC il Presidente del Consiglio stava in disparte e al più parlava dell'azione di governo; lui, dice il Giornale canta 'Bandiera Rossa non trionferà'; libero di cantare, basta che tra una settimana non di ciari che non è vero che si è esposto e che la legnata non avrà ripercussioni sulla azione di governo
comunque vada il processo per stupro, che comincerà l’8 settembre, Dominique Strauss-Kahn avrà una pensione garantita di almeno 250 mila dollari l'anno, dice il Giornale; scandaloso ma rispettoso dei diritti acquisiti

In sintesi: ma non si era detto che bisognava riflettere sul fatto che Milano è una città laica e moderata?

nonunacosaseria: I numeri del terzo polo

nonunacosaseria: I numeri del terzo polo:

Leggo da più parti commenti compiaciuti sulla scarsa prestazione del terzo polo alle amministrative. Da sinistra, perché si vuole che il PD la smetta di inseguire il centro; da destra, perché non hanno digerito le ultime scelte di Fini.
(Apro una parentesi e faccio outing: la mia prima reazione è stata “ben gli sta, così imparano a portare avanti la politica dei due forni”. Dalle mie parti l’UdC si è alleata con il centrodestra e, francamente, non so con quale faccia di tolla i suoi dirigenti locali abbiano guardato i manifesti che a un certo punto il PdL ha affisso in tutta la città, con la scritta “Grazie Matteoli”, quando la realtà è che il ministro sono anni che chiacchiera senza realizzare niente. Chiusa parentesi)
A un’analisi più approfondita, però, credo emerga una realtà un po’ più complessa.
In primo luogo, perché ho la sensazione che la presenza di numerose liste civiche abbia drenato voti che sarebbero stati intercettati proprio dal terzo polo.
In secondo luogo, perché si giocherà da ora in poi una partita molto importante su una parte di elettorato: quella non pregiudizialmente ostile a Berlusconi né a Bersani, ma che non apprezza (non ha mai apprezzato o non apprezza più) l’uno e non è convinta (per i motivi più vari) dall’altro. E’ il bacino elettorale a cui attinge proprio il terzo polo.
Per come la vedo io, dunque, il successo di questa forza politica oggi come oggi è nelle mani soprattutto del PD e del PdL.
Se il PD ha un suo progetto politico forte, chiaro, autorevole e credibile tiene tutti i suoi voti e intercetta anche molti potenziali terzopolisti. Se non lo ha, invece del pieno dei consensi disperde i propri voti tra SEL, IdV e M5S e non ne chiappa uno che sia uno dal terzo polo.
Lo stesso, specularmente, vale per l’altro schieramento. Se il PdL abbandona le sue truci derive estremiste e torna a parlare di liberalismo, si riprende i voti in uscita e intercetta anche molti potenziali terzopolisti. Se continua a fare come ha fatto in questi ultimi due anni, non solo non conquista un voto dal terzo polo, ma ne perde a vantaggio proprio di Fini e Casini.

Faticosa analisi di un post di Beppe Grillo | Distanti saluti

Faticosa analisi di un post di Beppe Grillo | Distanti saluti:


1 su 5

Qualche giorno fa ho fatto un post in cui criticavo le difese a oltranza del proprio politico di riferimento. Valeva per il PDL con Berlusconi, per l’IdV con Di Pietro, per la Lega con qualunque delle canaglie che hanno nella dirigenza, e valeva un po’ per tutti i partiti; ma l’esempio più calzante era sicuramente Beppe Grillo, per il consenso dogmatico che riscuote fra moltissimi dei suoi simpatizzanti.

Nella mia critica sono stato abbastanza feroce, ho definito Grillo un populista e un capobastone, e nei commenti mi hanno chiesto perché pensassi queste cose. Ho risposto che non sapevo da dove cominciare, che non è mai una buona risposta, e ho elencato un po’ di cose. Poi ho deciso da dove cominciare, sono andato sul blog di Beppe Grillo e ho letto l’ultimo post, uno a caso, senza particolare significato: non l’ho scelto come esempio. E non c’era una frase su cui non avessi qualcosa da contestare.

Io davvero non capisco come ci siano persone che siano d’accordo con queste cose. Quello che segue è un faticoso, e noioso, fisking del post di Beppe Grillo. Quello che segue è l’intero post, non una selezione delle frasi meno condivisibili.

Comincia così:

Gli astrologi sono più seri dei sondaggisti

Non è vero.

, ci prendono di più

Non è vero.

Nicola Piepoli è il “decano” dei veggenti

Calunnia.

politici una via di mezzo tra un Sibillo Cumano e l’Oracolo di Arcore

Associazione ridicolizzante.

A pochi giorni dalle elezioni comunali stroncò così le velleità del MoVimento 5 Stelle a Milano: “Sarà impalpabile, vale poco più dell’uno per cento.” Il Piepolone

Nomignolo.

sull’ insuccesso del MoVimento non aveva dubbi

Senza prove.

, ci metteva le mani sul fuoco

Senza prove.

confortato dai suoi studi politico- astrologici di una vita.

Calunnia.

Il giorno dopo i sondaggisti (ma chi li paga?)

Domanda retorica.

si trasformano in opinionisti.

Insinuazione.

Vanno in televisione a spiegare perché le loro analisi erano giuste anche se i numeri erano sbagliati. La cosa straordinaria è che li invitino, ancora più straordinario è che nessuno li prenda a calci nel culo.

Insulto.

Anzi, più le sparano grosse, più la loro autorevolezza aumenta.

Non è vero.

Il sondaggio è la prima arma elettorale di persuasione di massa.

Complotto.

Se la maggior parte delle persone non vota per un certo partito è inutile votarlo.

Autocontraddizione.

Sarebbe un voto disperso, inutile. La teoria del “voto utile” nasce da qui. Il sondaggio ti cancella e l’elettore, di riflesso, non ti prende più in considerazione

Complotto.

Il voto è utile solo se va al Pdl o al Pdmenoelle, i più grossi, le coalizioni.

Complotto + nomignolo.

Il MoVimento 5 Stelle non era presente in quasi tutti i sondaggi o veniva inserito nella categoria “altri”. Un lavoro metodico

Complotto.

in cui i giornalai

Populismo + nomignolo + insulto.

di sinistra e di destra hanno lavorato senza sosta

Complotto.

omettendo

Complotto.

il nome “MoVimento 5 Stelle” e sostituendolo con “grillini”

Pretestuoso.

per disorientare l’elettore.

Complotto.

Gli stessi che ci hanno insultato per mesi con i termini più spregiativi ci chiedono

Senza prove + senza prove.

ora di fare una scelta: “O di quà, o di là”. Sono pregati gentilmente di non insistere.

Miracolo! Ci stava una parolaccia, un insulto, un complotto, e non ce l’ha messo!
(però “qua” si scrive senza accento)

La scelta non è tra un partito o l’altro. Vent’anni di logiche spartitorie non hanno ancora aperto gli occhi a molte persone.

Complotto + falsa coscienza.

Il MoVimento 5 Stelle è anti sistema

Populismo.

, si batte per la scomparsa dei partiti

Populismo + autocontraddizione.

che hanno trasformato la democrazia in partitocrazia

Populismo + complotto.

. Il cittadino deve farsi Stato e i partiti devono fare le valigie. I partiti hanno incassato un miliardo di euro di finanziamenti pubblici.

Populismo + autocontraddizione.

Sono l’acqua in cui vivono. Toglietegli l’acqua e i pesci, che si dividono tra piranha e squali

Populismo + insulto + insulto.

, scompariranno.

Populismo.

Sopra e oltre.

Incomprensibile.

Venti islandesi sulla primavera spagnola | Minitrue

Venti islandesi sulla primavera spagnola | Minitrue: "

Una mattina di ottobre del 2008 Hördur Torfason si avvicinò a quello che gli islandesi chiamano Althing, il parlamento situato nella capitale Reykjavík. All’epoca la più grande banca del paese, il Kaupthing, aveva fatto crack, e il sistema finanziario islandese era sottosopra. Torfason, chitarra in spalla, collegò un microfono e aprì un canale attraverso il quale gli islandesi potevano esprimere il loro malessere nei confronti del drammatico stato del paese.

Il sabato seguente l’iniziativa di Torfason aveva già radunato decine di persone. I sabati dell’autunno 2008, legati al movimento Voci del popolo, portarono allo scioglimento del parlamento, il 23 gennaio 2009, e all’organizzazione di nuove elezioni. Le voci pacate dei cittadini islandesi hanno viaggiato fino ad arrivare tra le migliaia di dimostranti riunitisi in diverse città spagnole domenica 15 maggio: “La Spagna in piedi, una nuova Islanda” e “il nostro modello è quello islandese” sono stati alcuni degli slogan scanditi durante le manifestazioni.

Gli islandesi non si sono fermati lì. Hanno scosso le fondamenta del governo, hanno dato la caccia ai banchieri responsabili della bancarotta e hanno detto no al referendum sulla restituzione al Regno Unito e ai Paesi Bassi dei quattromila milioni di euro di debiti contratti dalla banca Icesave. Inoltre hanno formato un’assemblea di 25 cittadini eletti per mettere a punto una riforma costituzionale. Una rivoluzione silenziosa, nascosta dal protagonismo mediatico delle rivolte arabe che l’ingovernabile canale dei social network si è incaricato di trasmettere.

Ma non solo di Islanda, un paese di appena 320mila abitanti, vivono gli spagnoli che chiedono una democrazia reale. ¡Democracia Real Ya!, l’organizzazione che raggruppa i movimenti di protesta, propone infatti 40 punti per il cambiamento, che vanno dal controllo dell’assenteismo parlamentare alla riduzione della spesa militare, passando per l’abrogazione della legge Sinde. A Dry hanno già aderito circa 500 organizzazioni di ogni tipo, ma nessun partito e nemmeno i sindacati. I fronti della protesta si moltiplicano senza un filo conduttore, come fecero a loro tempo tutte le sigle che finirono sotto l”ombrello dell’antiglobalizzazione o antimondialismo (Attac appoggia la protesta spagnola), e che oggi, a dieci anni dal Social forum di Porto Alegre, agiscono in un contesto ancora più limitato di quello affrontato in occasione del Forum economico mondiale di Davos.

Oggi la protesta va avanti a velocità di crociera, attraverso una rete che ha moltiplicato l’eco del malessere e ha aperto il cammino al cyberattivismo di collettivi come Anonymous, già protagonista della campagna in difesa di Assange con attacchi a Paypal e Visa e attivo anche all’inizio delle rivoluzioni arabe aggirando la censura delle dittature di Egitto e Tunisia. La primavera araba è sbocciata e ha raggiunto il suo pieno vigore mentre i giovani francesi, italiani, britannici e greci scendevano in strada per protestare contro i tagli allo stato sociale. La Spagna invece aspettava ancora.

Prima è arrivata Nolesvotes (Non votarli), iniziativa che invita al boicottaggio di Pp, Psoe e Ciu, accusati di approfittare della legge elettorale per rimanere sempre in parlamento, con “livelli di corruzione allarmanti per la Spagna”. In seguito si sono aggiunti gli appelli al parlamento di movimenti come Avaaz o Actuable per avere liste elettorali libere da politici imputati. Infine i circa duemila giovani che hanno partecipato alle manifestazioni di Juventud sin Futuro (gioventù senza futuro) dello scorso 7 aprile, una prova in scala ridotta di quella che il 15 maggio è diventata un’esplosione popolare in diverse città spagnole.

“Da grandi vogliamo essere islandesi!“, gridavano i promotori della manifestazione di domenica scorsa, alla guida di una colonna di giovani e meno giovani, padri e figli, studenti e lavoratori, disoccupati e pensionati. In Islanda i sabati che hanno realizzato il cambiamento chiesto dai cittadini sono stati molti. In Spagna, per il momento, alla domenica è seguito un martedì. Ma la strada è ancora lunga.

venerdì 20 maggio 2011

Roma: La Statua Di Wojtila Fa, A Dir Poco, Schifo - Leggo

WOJTYLA, DELUSIONE PER LA STATUA. "NON GLI SOMIGLIA" - Leggo:
ROMA - L'attesa dei fedeli per l'inaugurazione della statua di Papa Giovanni Paolo II alla stazione Termini è finita oggi, quando il sindaco di Roma Gianni Alemanno con il cardinale Vicario Agostino Vallini hanno tirato via il telo che la copriva. Ma la sorpresa non è stata delle migliori, almeno non per tutti.

In molti si sono lamentati per le fattezze di Wojtyla, poco rassomiglianti al beato, e in pochi sono riusciti a capire l'intenzione dell'artista Oliviero Rinaldi, che ha realizzato l'opera. La statua, la prima a Roma, regalata dalla Fondazione Silvana Paolini Angelucci, appare come una grande campana di oltre cinque metri d'altezza bucata all'interno: dovrebbe rappresentare il corpo del Papa nel gesto di abbracciare un bambino. E le critiche non si fermano qui. I lineamenti del volto, secondo alcuni presenti intervenuti all'inaugurazione a piazza dei Cinquecento, ricorderebbero più l'attore Bruce Willis che Giovanni Paolo I

- Inviata con Google Toolbar"

Tahir, Madrid (il)Fante

(il)Fante: "Tahir, Madrid

Ho vissuto quasi un anno a Madrid, ma Sol così non l'avevo mai vista: los acampados protestano da cinque giorni e cinque notti. Il movimento 15-M sembra aver incantato i giornali spagnoli, soprattutto el Pais. Non so in cosa si tramuterà questa Tahir spagnola, se rimarrà una manifestazione di protesta o si tramuterà in un movimento politico (dicono che l'idea sia quella di prendere a modello il Movimento 5 Stelle di Grillo), ma un primo risultato los indignados l'hanno già ottenuto: tutti in Spagna ne parlano. Delle loro rivendicazioni, alcune sono interessanti e suggeriscono spunti di riflessione.
Innanzitutto il tema della rappresentanza politica: i giovani (e meno giovani) scesi in piazza non si sentono rappresentati dai partiti dell'arco parlamentare: non dal PP, ma nemmeno dal PSOE. Posso sbagliarmi, ma la mia senzazione è che quello del 15-M non sia un movimento di protesta trasversale, ma politicamente caratterizzato da gruppi spontanei a sinistra del PSOE e anarchici. A causa del sistema elettorale spagnolo alle elezioni politiche del 2008 Izquierda Unida, pur essendo numericamente il terzo partito del Paese con 963.040 voti (pari al 3,8%), riuscì ad ottenere solamente 2 seggi in Parlamento: a livello nazionale c'è quindi un vuoto lasciato dalla coalizione della sinistra spagnola che in qualche modo deve essere colmato.
Ciò non toglie che alcune delle istanze presentate dagli acampados siano molto condivisibili: il grido di allarme per la disoccupazione giovanile al 43%, la protesta contro le liste sporche piene di candidati indagati per corruzione, la richiesta di un sistema di finanziamento dei partiti chiaro e trasparente. Sono insomma problematiche non solo spagnole, ma anche italiane, e alle quali i partiti politici, se non vogliono perdere consenso e credibilità, dovranno dare risposte forti e chiare. Sia in Spagna sia in Italia.

Non siamo malati - Leonardo

“Allora, come l'hai trovato tuo fratello?”
“Peloso”.

...

“Uh, sì, comincia a mettere qualche pelo sotto il naso, è l'età...”
“Verranno anche a me dei peli così?”
“Può darsi, ma non ti devi preoccupare”.
“Quando mi vengono me li posso togliere?”
“Certo”.

...

“E lui perché non se li toglie?”
“Credo che abbia scelto di tenerseli”.
“Ma è brutto”.
“Non è brutto. È tuo fratello. Sta crescendo e ci tiene molto a mostrarlo. Magari tra qualche mese non si piacerà più e se li taglierà”.
“Allora può fare quello che vuole?”
“Con i peli che ha sotto il naso? Certo. Sono suoi”.
“Ma se può fare quello che vuole, perché non torna a casa con noi?”
“Tesoro, ne abbiamo parlato già. Tuo fratello non può vivere con noi. Non avrebbe abbastanza posto”.
“Poteva stare nella mia camera, come quando io ero piccolo”.
“Ma adesso tu non sei più piccolo, hai bisogno di più spazio, e anche tuo fratello ne ha bisogno. Ne abbiamo già parlato. Le persone come tuo fratello non possono dormire nelle stanze con gli altri bambini”.
“Perché diventano cattivi?”
“Ma no... non diventano cattivi. Chi ti dice queste cose”.
“Salima97 dice che mio fratello quando vede la luna diventa un lupo e morde la gente, ma io non ci credo tanto”.
“Fai bene, perché non è vero. Tuo fratello non diventa un lupo”.
“E allora perché non può venire a casa con noi? È malato?”
“Non è ammalato. Tuo fratello sta benissimo. Ma è un maschio. Non c'è niente di male. Però non può stare con noi”.
“Ma cos'è un maschio, mamma?”
“Ti ricordi quando abbiamo preso l'aeromobile e siamo andati in campagna, a vedere la stalla?”
“Sì”.
“Ti ricordi gli animali?”
“C'erano le oche, le anatre, i maiali, le galline, un cane e poi tutti gli animali con le corna”.
“Ecco. Ti ricordi come si chiamano gli animali con le corna?”
“Quando sono piccoli sono tutti vitelli, e poi mettono le corna e diventano: mucche, buoi e tori”.
“E che differenza c'è?”
“Le mucche sono le femmine, fanno i vitelli e gli danno il latte”.
“E i buoi?”
“I buoi sono neutri, sono buoni da mangiare e abbastanza forti per trainare i carretti. Però adesso invece dei buoi si usano i trattori a idrogeno”.
“Invece i tori...”
“I tori sono i maschi, sono forti ma non trainano i carretti perché sono cattivi, e mettono incinte le femmine”.
“Ti ricordi quante mucche hai visto nella stalla?”
“Quindici”
“E quanti buoi?”
“Dieci”.
“E i tori?”
“C'era un solo toro ma ce l'hanno fatto vedere da lontano”.
“Ecco”.
“Perché il signore ci ha detto che il toro era cattivo, crede che le mucche siano solo sue e aveva paura che noi gliele portavano via”.
“Ed è la sua natura, capisci? Il toro non ci può far niente. È fatto così”.
“E anche mio fratello è fatto così?”
“Lo conosci tuo fratello. È sempre lui, anche se sta mettendo i baffi. È simpatico, ti vuole bene, ti fa fare le capriole, però è un maschio. Se lo metti in mezzo alle altre persone, diventa nervoso, capisci? Pensa al toro. Cosa succede se vede una femmina?”
“Se un toro vede una femmina, pensa che è sua”.
“E se vede un maschio?”
“Pensa che è venuto a rubargli le femmine”.
“Ecco”.
“Ma mio fratello non è mica stupido così”.
“Tesoro, non è una questione di intelligenza. È una questione di istinto, capisci”.
“Cos'è l'istinto?”
“L'istinto è... quello che tutte le creature sanno fare senza che nessuno glielo spieghi. Per esempio, io sono la tua mamma. Nessuno mi ha insegnato come si fa, anche se tanti mi hanno dato dei consigli. Io ti vorrò sempre bene e cercherò sempre di difenderti, perché me lo dice l'istinto. Tuo fratello, invece, sta cominciando a guardare le ragazze”.
“Le ragazze sono stupide”.
“È l'istinto che lo guida. Non sarà contento finché non avrà trovato una ragazza con cui stare, e quando ne avrà trovata una si stancherà e ne cercherà un'altra, e così via. A te può sembrare strano, ma per lui è normalissimo”.
“Ma allora è vero che è cattivo?”
“Sei stato con lui tutta la giornata: ti è sembrato cattivo?”
“No, a me sembra sempre mio fratello”.
“Ecco. E sarà sempre tuo fratello. E ti vorrà sempre bene. L'importante è tenerlo lontano dagli altri maschi”.
“Perché gli altri maschi gli fanno paura?”
“Non è paura. È un istinto di competizione. Quando stanno assieme, i maschi sempre la lotta per decidere chi è il più forte”.
“Ma che senso ha?”
“Non ha nessun senso per te, ma per i maschi serve a decidere chi va con le ragazze”.
“Ma non possono andare tutti con ragazze diverse?”
“Adesso sì, perché di maschi ce ne sono pochi”.
“Una volta non era così?”
“No, una volta c'erano tanti maschi quanti femmine, e i neutri come te non esistevano”.
“E come facevate con così tanti maschi?”
“Eh, come facevamo... evidentemente le cose non andavano tanto bene. I maschi iniziavano a farsi la lotta da ragazzini e poi continuavano per tutta la vita. E siccome erano tanti, comandavano loro e facevano fare la lotta anche a noi femmine”.
“Comandavano loro?”
“Facevano i presidenti, i giudici, i poliziotti, i soldati... tutti i lavori più pericolosi”.
“Ma dai mamma, scusa, come faceva un maschio a fare il presidente?”
“Te l'ho detto, era un grosso problema. Infatti scoppiavano continuamente delle guerre”.
“Cos'è una guerra?”
“Una guerra è quando tutti i maschi di una nazione attaccavano i maschi di un'altra nazione, con le armi”.
“E perché dovevano fare una cosa del genere?”
“Tesoro, per milioni di motivi... però col tempo ci siamo resi conto che il motivo principale era l'istinto, appunto. I maschi si fanno la lotta fra loro: sono fatti così. L'unico sistema era... farne molti di meno, e tenerli separati dal resto della società”.
“Ma anche le donne si fanno la lotta”.
“Sì, tesoro, non siamo mica delle sante. Ma noi di solito lottiamo per difendere la nostra tana, la casa, la famiglia. I maschi invece, quando comandavano, erano molto più violenti e distruttivi. Ed erano sempre insoddisfatti, capisci? Perfino quelli più importanti... i presidenti, i colonnelli, i direttori delle banche mondiali... persino all'apice del loro potere, continuavano a dare la caccia alle donne, come dei selvaggi. Noi donne per molto tempo abbiamo pensato che fossero malati. Poi abbiamo capito che non era una malattia: erano semplicemente troppi. E così abbiamo deciso di farne meno”.
“Cos'è una banca mondiale?”
“Adesso un maschio come tuo fratello vive in un collegio. L'anno prossimo sarà considerato maturo e gli sarà assegnata una circoscrizione che contiene più o meno un centinaio di femmine di ogni razza ed età. Tutto quello che gli serve per essere felice senza diventare cattivo e senza fare la guerra a nessuno”.
“Ma come avete fatto a fare meno maschi?”
“Ti ricordi due anni fa, quando sei stato all'ospedale?”
“Sì, che sono stato in vacanza per una settimana e siamo stati anche a disneyland”.
“Ecco. Ti ricordi cosa ti hanno tolto all'ospedale?”
“Le palline”.
“Ecco. Se te le avessimo lasciate saresti diventato un maschio, come tuo fratello, e tra qualche anno avresti messo i peli come lui”.
“Che schifo!”
“Ma no, non sta così male”.
“Però non mi sarebbero piaciute le femmine!”
“Probabilmente sì”.
“Ma solo per via di due palline? Se uno ce le ha corre dietro alle femmine e se non ce le ha non gli interessano? Non ha senso”.
“Non deve avere senso, tesoro. È la natura”.
“Ma perché invece a mio fratello gliele hai lasciate? Non lo volevi tenere?”
“Tesoro no, come puoi dire una cosa del genere! Non sono stata io a scegliere. Quando siete piccoli, in ospedale vi fanno tutta una serie di esami. In base a questi esami tuo fratello è risultato più adatto a fare il maschio. Io nei primi anni non ero tanto convinta, sai. Ma poi sono rimasta incinta di te e ho pensato che forse era un segno”.
“Mamma, scusa, ma chi ti ha messo incinta?”
“Non lo conosci. Era il maschio della nostra circoscrizione, è andato in pensione cinque anni fa. Hai il suo naso”.
“E questo signore quindi... è mio padre?”
“Dove hai sentito questa parola?”

Leonardo:



- Inviata con Google Toolbar"

U.S.A.ma Bin Laden - Punti di (s)vista

Punti di (s)vista:

Ammettetelo: siete felici. O almeno sollevati. Ora che Bin Laden è morto non dovrete più spiegazioni al poliziotto di turno che, aprendovi la valigia per requisirvi lo shampoo, vi chieda conto di quelle manette e di quel frustino. “No, non sono un fuggitivo e nemmeno un fantino!”.

Se vi siete ritrovati nella descrizione di queste prime righe, questo blog – o almeno questo articolo – non fa per voi. Non per via del frustino, sia chiaro. E nemmeno delle manette. Quanto perché chi vi scrive ha ormai sviluppato una sorta di scetticismo preventivo ogniqualvolta sente tirare in ballo l’argomento Bin Laden-terrorismo islamico-11 settembre – e non solo, direte voi (maligni).

Per oggi, tuttavia, farò un’eccezione. Sarà l’aria di primavera, la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II o quella pillola blu che un tizio basso e truccato incontrato l’altro giorno ad Arcore mi ha regalato. Fatto sta che in questi giorni sono proprio di ottimo umore.
Dunque, acconsentirò di buon grado a vestire i panni dell’americano medio – che, in questi casi, non è altro che l’italiano medio con qualche chilo in più sui fianchi e nel cesto dei pop corn – , agli occhi del quale i macroscopici buchi-incoongruenze-menzogne della versione ufficiale dell’11 settembre – che persino un Sallusti qualunque farebbe fatica ad accreditare – e i decennali e documentati rapporti che la famiglia Bin Laden intratteneva con la famiglia Bush prima durante e dopo i famigerati attentati sono semplici scherzi del destino. Fugherò i numerosi dubbi relativa alla stessa esistenza storico-politica del barbuto terrorista saudita e ignorerò persino il goffo lavoro di photo editing con cui si è cercata di dimostrare l’avvenuta morte di Bin Laden, prontamente confermata dai membri di Al Quaeda - anche loro, a quanto pare, amanti del sadomasochismo da manette e frustino.

Ebbene, ingoiate acriticamente tutte queste originali storielle, il bilancio di 10 anni di quella guerra al terrore (no, Bossi, ho detto terrore!), che oggi sembra aver trovato la sua degna conclusione, è il seguente. Per difendersi da un attacco terroristico – che, per quanto cruento e spettacolare, fece 2974 morti e 24 dispersi – e portare la pace, i diritti umani, la democrazia, la prosperità e il benessere nei territori governati dai fondamentalisti, gli Stai Uniti d’America e i suoi fedeli alleati occidentali hanno:

- Attaccato due stati sovrani – Afghanistan e Iraq – che, in precedenza, avevano finanziato e supportato anche militarmente;
- Ucciso tra gli 80 e i 100mila civili – anche se una ricerca della Scuola medica Bloomberg dell’Università Johns Hopkins ha stimato ben 601.027 vittime civili nel solo Iraq;
- Torturato e detenuto illegalmente prigionieri stranieri, nonchè violato i più elementari diritti umani;
- Compiuto un’operazione militare in territorio straniero senza informare lo stato in questione (il Pakistan), in spregio a tutte le norme internazionali;
- Insediato un presidente fantoccio (Karzai), il cui fratello è da almeno 8 anni a libro paga della CIA, e fatto impiccare l’altro (Saddam), ormai sgradito;
- Speso oltre 3mila miliardi di dollari – per capire l’entità di questa cifra basti pensare che con circa 20 milioni di dollari, meno della metà di quanto l’Italia spende mensilmente per la guerra in Afghanistan, Emergency ha costruito tre centri chirurgici, un centro di maternità, 28 ambulatori e curato oltre due milioni e mezzo di afgani.

Il tutto per uccidere un uomo – descritto più o meno come un cavernicolo, lo stadio evolutivo immediatamente successivo a quello di un leghista – e il suo manipolo di fedeli.
Il tutto nella singolare convinzione che buttare tonnellate di piombo sulla popolazione di quegli stessi stati islamici che erano considerati dei potenziali focolai del fondamentalismo islamico, aiutasse a invertire la presunta propensione antioccidentale degli stessi abitanti – “Ehi ragazzi, non ci vedete? Noi siamo i buoni!” – e diminuisse in questo modo il pericolo di attentati da parte di cellule terroristiche arabe.

Eppure, nei 10 anni post-undici settembre, delle centinaia di migliaia di fantomatici arabi pazzoidi convinti che sacrificare le proprie membra spappolate all’altare del dio di turno fosse l’unico modo per redimere questo mondo infame (o almeno una parte di esso), sono stati solamente 7 quelli che si sono fatti saltare in aria (i 4 degli attentati nella metropolitana londinese e i 3 degli attentati a Sharm el Sheikh).
Eppure, per anni, dei brividi vi hanno percorso la schiena ogni qualvolta una faccia olivastra, magari anche barbuta, faceva capolino nel vostro vagone della metropolitana. E no, non era per via dell’alito.

Mentre quando vi accalcavate fuori dalle farmacie per comprare i vaccini anti sars – e se non voi i vostri genitori o comunque qualcuno in cui riponete un minimo di stima e fiducia (si, anche se leghista!) – eravate convinti di allungare la vostra speranza di vita. Che, invece, si abbassava. Soprattutto se eravate tra quelle decine di bambini giapponesi morti in seguito all’assunzione del vaccino stesso, la cui efficacia, ironia della sorte, era completamente sconosciuta (e comunque ininfluente: non ci fu un solo caso di trasmissione del virus uomo a uomo e in Vietnam, il paese più colpito dalla Sars, morirono in tutto 42 persone in due anni). Tutto questo perché gli USA di George Bush, seguiti a ruota dai paesi UE, spesero 7,1 miliardi di dollari nell’acquisto di nuovi vaccini anti-sars e nel supporto alla ricerca delle grandi case farmaceutiche, garantendo a queste ultime l’immunità legale per gli eventuali danni collaterali provocati sui pazienti dagli stessi farmaci.


Ma non chiamateli terroristi.

"La Tv danneggia le facoltà mentali.- Stati Liberi

Le funzioni psichiche superiori, cognitive e matcognitive, possono essere sviluppate, mediante l’addestramento (familaire, scolastico, professionale) e/o pratiche autonome, ma anche impedite nel loro sviluppo, o danneggiate. Uno dei fattori più attivi in questo senso, sia per intensità che per quantità di persone colpite, è la televisione, assieme ai videogiochi.
Norman Doidge, in The Brain that Changes Itself (Penguin Books, 2007), espone allarmanti risultati di rilevamenti scientifici sugli effetti neuroplastici dell’esposizione alla televisione e ai video games. Preliminarmente, Doidge illustra come la neuroplasticità, di cui già abbiamo trattato, fa sì che, come il cervello foggia la cultura, così la cultura, le pratiche di vita (anche quelle che possono essere imposte a fini manipolatori) foggiano il cervello. Lo foggiano generando e potenziando reti neurali, collegamenti nervosi, innervazioni, che consentono di compiere prestazioni ritenute estranee alle facoltà dell’uomo, come aggiustare la vista alla visione subacquea senza l’uso di occhialini (osservato negli “zingari del mare”, una popolazione di pescatori di perle, e sperimentalmente riprodotto in bambini svedesi – Doidge, cit., pag. 288). Anche l’attività di meditazione muta il cervello, aumentando le dimensioni dell’insula (pag. 290). Anche la pratica della lettura produce modificazioni espansive di alcune aree corticali (pag. 293). I nostri cervelli sono diversi da quelli dei nostri antenati. Principio basilare della neuroplasticità è che quando due aree cerebrali lavorano abitualmente assieme, si influenzano reciprocamente e a sviluppare connessioni, formando un’unità funzionale. Ciò può avvenire tra aree di livello evolutivo diverso: ad esempio, nel gioco degli scacchi, dove si punta a dare la caccia al re avversario, tra aree arcaiche esprimenti e organizzanti l’istinto della predazione, e aree corticali esprimenti l’intellettualità (297): in tal modo, l’attività predatoria viene temperata e trasfigurata. Naturalmente, il condizionamento cerebrale, l’impianto di schemi neurali (valori, codici, inibizioni, fedi) è assai più agevole e rapido nell’infanzia e nella prima adolescenza, prima che si compia il processo di sfoltimento dei neuroni e delle loro connessioni (neuroplasticità sottrattiva) (pag. 288). Per tale ragione, tutte le istituzioni totalizzanti – religiose e politiche – tendono ad impadronirsi della gestione dell’infanzia; notevole è il caso del regime nordcoreano, che gestisce i bambini dai 5 anni in poi impegnando quasi tutto il loro tempo in attività di culto delle personalità del dittatore e di suo padre. Altresì per questa ragione, l’integrazione culturale e morale degli immigrati adulti è pressoché impossibile, se richiede estesi “ricablaggi” neurali. (pag. 299). Anche la percezione e l’analisi di eventi avviene in modi diversi a seconda dell’imprinting ricevuto, e non per effetto di differenze meramente culturali, ma a causa di diversità di reti neurali, come hanno confermato esperimenti di comparazione tra occidentali e orientali (pagg. 298-304).
Dopo tali premesse, Doidge spiega come la televisione, e gli schermi in generale, risultano esercitare un’importante influenza neuroplastica, soprattutto sui bambini, con dannose conseguenze, nel senso soprattutto di compromettere la facoltà dell’attenzione. Uno studio su oltre 2.500 bambini ha mostrato che l’esposizione alla tv tra 1 e 3 anni mina la capacità di prestare attenzione e di controllare gli impulsi nella successiva fanciullezza. Ogni ora passata alla tv a quell’età comportava una perdita del 10% della capacità attentiva all’età di 7 anni (pag. 307). La pratica di guardare la tv è molto diffusa tra i bambini sotto i 2 anni. Quindi la tv è verosimilmente un’importante causa del moltiplicarsi di sindromi di deficit attenzionale e di iperattività (ADD, ADHD) e della minore capacità di seguire le lezioni, di imparare, di capire – che si nota vistosamente nelle scuole anche italiane, dove la necessità di abbassare il livello dell’insegnamento per farsi capire ha già portato a una sostanziale dequalificazione. E l’introduzione di computers in classe, evidentemente, rischia di peggiorare le cose.
Notevole è che questi perniciosi effetti non sono dovuti ai contenuti delle trasmissioni televisive o dei videogiochi, bensì al veicolo stesso, allo schermo. Il mezzo è parte costitutiva del messaggio, come intuì per primo Marshall McLuan. Il medesimo testo è processato diversamente dal cervello, a seconda che arrivi dalla lettura del giornale o dalla televisione. I centri di comprensione attivati sono diversi, come mostrano scansioni cerebrali mirate (pag. 308).
“Molto del danno causato dalla televisione e da altri media elettronici, come i music videos e i computer games, viene dal loro effetto sull’attenzione. Bambini e adolescenti dediti a giochi di combattimento sono impegnati in un’attività concentrata e sono gratificati in misura crescente. Video games, come pure il porno in Internet, hanno tutti i requisiti per mutare plasticamente la mappa cerebrale.” Un esperimento con un gioco di combattimento (sparare al nemico e schivare il suo fuoco) “mostrò che la dopamina – il neurotrasmettitore della gratificazione, rilasciato anche per effetto di droghe assuefacenti – è secreto dal cervello durante siffatti giochi. Coloro che sviluppano dipendenza dai giochi cibernetici mostrano tutti i segni delle altre dipendenze: bramosia quando cessano il gioco, trascuranza per altre attività, euforia quando sono al pc, tendenza a negare o minimizzare il loro coinvolgimento effettivo.
Televisione, video musicali, e videogiochi – tutti utilizzanti tecniche tv – operano a un ritmo assai più rapido che la vita reale, e vanno accelerando, così che la gente è costretta a sviluppare un crescente appetito per sequenze veloci in quei media. E’ la forma del mezzo televisivo – tagli, inserti, zumate, panoramiche, improvvisi rumori – che alterano il cervello, attivando quella che Pavlov chiamava “reazione di orientamento”, che scatta ogniqualvolta avvertiamo un improvviso cambiamento nel mondo intorno a noi, soprattutto un movimento improvviso. Istintivamente interrompiamo checché stiamo facendo, focalizziamo l’attenzione, e facciamo il punto. La reazione di orientamento si è evoluta, senza dubbio, perché i nostri antenati erano sia predatori che prede e abbisognavamo di reagire a situazioni potenzialmente pericolose o tali da offrire opportunità per cose come il cibo o il sesso, o semplicemente a nuove circostanze. La reazione è fisiologica: il battito cardiaco cala per 4 – 6 secondi. La tv fa scattare questa reazione con frequenza molto maggiore di quanto ci accada nella vita – ed è per questo che non riusciamo a staccare gli occhi dalla tv, persino nel mezzo di un’animata conversazione; ed è pure per questo che si finisce per passare alla tv più tempo di quanto si intende. Poiché i tipici video musicali, le sequenze di azione, e gli spot pubblicitari fanno scattare la reazione in parola ogni secondo, stare a guardarli ti mette in uno stato di incessante reazione di orientamento senza recupero. Non c’è da stupirsi, quindi, se le persone si sentono svuotate dopo aver guardato la televisione. Però contraggono un gusto per essa e finiscono per trovare noiosi i ritmi di cambiamento più lenti. Il prezzo di ciò è che attività quali lettura, conversazioni complesse, e ascolto di lezioni divengono più difficili.” (pag. 309-310). In sostanza, la televisione rende la gente al contempo dipendenti da sé (quindi proni ai suoi input propagandistici e pubblicitari), e meno capaci di attenzione, dialettica e apprendimento. Diventa quindi uno strumento di “social control”, un tranquillante per le masse, e al contempo un veicolo per impiantare in esse la percezione della realtà che si vuole che abbia. Inoltre, la tv crea disturbi dell’attenzione e del controllo degli impulsi, che aprono un florido e rapidamente crescente mercato per le industrie farmaceutiche, la psichiatria, la psicologia clinica – come approfonditamente spiega l’Appendice di Regina Biondetti alla 2a edizione di Neuroschiavi.
Va inoltre evidenziato che la televisione abitua la mente a un rapporto unidirezionale, passivo, e non interattivo, in cui si può solo recepire senza replicare o criticare, e non vi è il tempo di analizzare e filtrare. Inoltre, abitua a seguire immagini e suoni, non i discorsi, i ragionamenti; inibisce la capacità di costruire o seguire sequenze logiche, con corrispondenti difficoltà o impossibilità di apprendimento attraverso lo studio di testi scritti.
Essenzialmente, la tv è il mass media per le classi mentalmente subalterne e inerti.
Ovvia misura protettiva contro questo mezzo di manipolazione mentale e neurale sarà quindi il non esporre, o esporre solo minimamente, i bambini alla televisione e ai video giochi, e il moderare assai anche l’esposizione degli adulti. Inoltre, è opportuno trovarsi tempi e ambienti idonei al recupero, alla riflessione solitaria, alla conversazione approfondita coi propri simili. Faccio presente che è importante, ma non è sufficiente, il selezionare i contenuti, cioè il tipo di programma che si guarda, perché il danno viene soprattutto dalla televisione o dal videogame in sé, come veicolo, come modo di trasmissione e ricezione.



Fonte:MarcodellaLuna

Piccolo frasario dell’era berlusconiana | Eggs of War

Piccolo frasario dell’era berlusconiana | Eggs of War:

Berlusconi c'ha regalato delle frasi bellissime, utili da usare con gli amici in svariate occasioni.

'Siete proprio l'Italia che non vuole bene'

Spesso la storpio in 'Siete l'Italia che non sa amare'. L'anno è il 2006, si vota alle elezioni che vincerà Prodi:

Incidente al seggio, un piccolo rimbrotto, poi risate e una stretta di mano: gaffe del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ripreso dal rappresentante di lista dell'Ulivo nel seggio in cui il premier stava accompagnando la madre Rosa al voto.
Dopo averle passato le schede infatti, Berlusconi le ha detto: 'Fai una croce sul simbolo di Forza Italia'. Quando gli è stato fatto notare che proprio non si può suggerire in sede di voto a chi dare la preferenza ('Presidente, non si può fare'), il Cavaliere ha replicato: 'Siete proprio l'Italia che non vuole bene'.

Da utilizzare quando vuoi mangiare la pizza e loro no, vogliono il kebab; finiti gli argomenti razionali si cerca di motivarli con l'affetto nei tuoi confronti. Fallito questo, si dichiara che non sono in grado di provare abbastanza affetto, sono l'Italia che non vuole bene.

L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio

E' il 2009, Berlusconi viene colpito da un matto con una statuetta a forma di Duomo di Milano. E' il periodo del PDL come Partito Dell'Amore. Durante la convalescenza riceve una serie di lettere di sostegno (ve lo ricordate il Partito Dell'Amore?) che decide di raccogliere in un libro. Il titolo del libro è L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio.

Io col libro in questione (e i capelli troppo corti)

Gli amici litigano. Le amiche litigano. Non puoi dire nulla senza pestare una merda. Gli esami non vanno. Piove e non hai l'ombrello. Cose così.

Ma c'è una luce in fondo al tunnel: l'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio.

Se mi vuoi bene, scrivi il mio cognome

Questa è nuova. Si vota per il comune di Milano, come al solito Berlusconi si candida per riconfermare la propria popolarità e per spingere i suoi sostenitori ad andare alle urne. Ma questa volta usa un'argomentazione emozionale: se mi vuoi bene, scrivi il mio cognome.

Finalmente abbiamo una cosa da dire prima di arrenderci che ci troviamo di fronte all'Italia che non sa amare: se mi vuoi bene, mangiamo pizza. Altrimenti sei proprio l'Italia che non vuole bene.

Ah, alla fine non ha funzionato. Ma non temere, l'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio. E sull'Italia che non vuole bene.

"Analisi del primo turno a Milano: vince Pisapia o perde la Moratti? - Animale (a)sociale

Il risultato di Milano è la grande sorpresa del primo turno del voto delle amministrative. Se era abbastanza prevedibile un successo della sinistra nelle due roccaforti rosse di Bologna e Torino, non altrettanto può dirsi del risultato di Pisapia all'ombra della madonnina per di più con uno scarto netto ( 48% contro 41,5% della Moratti). A destra ci si lecca le ferite e si indaga sulle ragioni della sconfitta nella convinzione che l'esito possa essere ribaltato al ballottaggio. E' evidente che se un sindaco uscente ottiene un risultato così gramo è perchè, al di là dei recenti sfondoni dialettici, il suo operato non ha convinto sino in fondo , in primis con le ombre sulla gestione dei fondi dell'Expo. La strategia di Berlusconi di incentrare la campagna elettorale sulla sua persona: il PDL ha parlato molto di giustizia e poco di come risolvere i problemi della città e i milanesi se la sono legata al dito. Tanto più che Pisapia con il suo profilo garantista era il bersaglio meno adatto da colpire con gli strali sui pm politicizzati. una lezione anche per la sinistra: se ci si occupa più dei problemi della gente che delle magagne del Cavaliere forse si può vincere.
Se il primo round è andato a sinistra, l'esito della battaglia politica a Milano resta incerto: con il ballottaggio capiremo se gli elettori hanno voluto dare un avvertimento ai vecchi amministratori o daranno una completa apertura di credito al vendoliano Pisapia.

TUTTOUNO: Strauss-Khan pestava i piedi ai Bankster

TUTTOUNO: Strauss-Khan pestava i piedi ai Bankster:

Non ci sarà nessuna rivoluzione al Fondo Monetario Internazionale. L’istituzione fu creata con la chiara intenzione di saccheggiare le nazioni povere e ha fatto davvero un bel lavoro. Non ci sarà neppure un cambiamento di politica. Perché ci dovrebbe essere? I bancari e i lavativi delle multinazionali hanno improvvisamente sviluppato una coscienza e deciso di dare una mano all’umanità mentre ha l’acqua alla gola? Siamo seri.
Strauss-Kahn stava cercando di indirizzare il settore bancario in una direzione più positiva, che non richiedesse alle nazioni di lasciare libero l’ingresso alle devastazioni del capitale straniero che entra con rapidità – per spingere in alto i prezzi e creare le bolle speculative – e se ne va altrettanto velocemente, lasciando alle spalle il flagello dell’elevata disoccupazione, del crollo della domanda, delle industrie in bilico e della recessione.
Strauss-Kahn aveva progettato una via 'più morbida e gentile' che non avrebbe forzato i leader stranieri a privatizzare le loro industrie di stato o a demolire i sindacati. Naturalmente le sue iniziative non sono state ben accolte dai banchieri e dalle aziende che volevano che il FMI legittimasse il loro saccheggio del pianeta. Queste sono persone che considerano che le odierne politiche siano 'proprio corrette' perché producono i risultati voluti, ossia profitti più alti per sé e povertà sempre più diffusa per tutti gli altri.

Mike Whitney
http://www.counterpunch.org/whitney05162011.html

giovedì 19 maggio 2011

Disinformazione e mistificazione per impadronirsi di Damasco

Disinformazione e mistificazione per impadronirsi di Damasco: "


C’è una sola cosa certa riguardo all’attuale situazione in Siria: le notizie riportate dai giornali, dalle televisioni, e dalle radio occidentali non rispecchiano la realtà. Nei giorni scorsi in molti hanno provato a far notare che quanto descritto dai media era solo una visione distorta e montata dei fatti, eppure nessuno ha dato ascolto a quelle testimonianze. Le grandi testate, così come i governi occidentali, preferiscono infatti credere ciecamente alle notizie non confermate riferite da anonimi attraverso internet, o da sedicenti attivisti per i diritti umani, residenti più o meno ovunque ma mai in Siria, che accertarsi della verità.

Eppure a cercare di raccontare l’altra realtà del Paese arabo non sono stati altri illustri sconosciuti della rete, ma personalità locali delle comunità cattoliche, del mondo musulmano, e giornalisti delle emittenti arabe, che più di tutti dovrebbero sapere costa sta accadendo in Siria in questi giorni convulsi. Il vescovo di Aleppo, Antoine Audo, ad esempio, aveva parlato apertamente della presenza di “prezzolati al servizio di Paesi stranieri”, ma la sua testimonianza non ha trovato spazio sui quotidiani o nei telegiornali. Proprio come quella del muftì di Deraa, il quale ha rivelato di essere stato costretto sotto minaccia di morte a dimettersi e ad accusare la polizia di aver aperto il fuoco sui manifestanti. Così come sono stati letteralmente censurati i comunicati con i quali il responsabile della redazione di al Jazeera in Libano, Ghassan Ben Jiddo, e la conduttrice di punta di al Arabiya, Zeina al-Yaziji, hanno rassegnato le loro dimissioni per l’evidente manipolazione delle notizie sulle proteste siriane che le due emittenti satellitari praticano costantemente. Il primo ha definito la tv del Qatar una vera e propria “centrale operativa per l’incitamento” che aumenta a dismisura il numero dei morti, mentre la seconda ha affermato di aver dovuto abbandonare l’incarico dopo aver inutilmente provato a cambiare la linea editoriale.

A tutte queste testimonianze si aggiungono poi altri due fatti gravissimi che vedono protagonisti la Reuters, l’agenzia di stampa britannica famosa in tutto il mondo, e ancora una volta al Jazeera. Secondo quanto riportato da Irib, la radio iraniana in lingua italiana, infatti entrambe le testate sono state costrette a scusarsi formalmente per aver trasmesso e fornito ai media di mezzo mondo immagini relative a proteste in altri Paesi spacciandole per video e foto raffiguranti le manifestazioni anti-governative in Siria.

Tutto questo, unito agli sforzi compiuti dal presidente al Assad per andare incontro alle richieste della popolazione, come l’abolizione della legge sullo stato d’emergenza, avrebbe dovuto spingere i governi occidentali ad accertarsi quantomeno della reale situazione nel Paese arabo, anche dopo le molteplici dichiarazioni rilasciate riguardo alle presunte violazioni dei diritti umani e l’approvazione delle sanzioni. Purtroppo così non è stato, ma al contrario ora c’è chi, come il capo di Stato francese Sarkozy e il segretario di stato Usa Clinton, parla addirittura di un possibile intervento armato.

Un’eventualità alla quale solo Cina e Russia si sono per ora opposte. “Siamo molto preoccupati del fatto che il processo di riconciliazione, il processo di avvio al dialogo è rallentato dall’intenzione di alcuni partecipanti a questo processo di attirare forze straniere a sostegno delle loro azioni in Siria”, ha dichiarato il ministro degli esteri del Cremlino Lavrov in occasione di una visita in Kazakhstan, auspicando inoltre che “non si ripeta lo scenario libico, con l’ingerenza di attori stranieri nella situazione interna e l’uso della forza”.

Nonostante le belle parole, però, Pechino e Mosca dovranno in futuro sostenere questa posizione anche con i fatti. Non va dimenticato che purtroppo già in merito alle sanzioni inflitte dall’Onu all’Iran e all’intervento Nato in Libia, sia la Cina che la Russia avevano espresso apertamente la loro contrarietà, salvo poi tirarsi indietro lasciando che tutto procedesse senza interferenze al momento di votare le relative risoluzioni in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Questa volta l’ennesimo passo indietro di Pechino e Mosca potrebbe costare alla Siria la sua sovranità nazionale.

di Matteo Bernabei

m.bernabei@rinascita.eu
Tratto da: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=8274
"

« L’11/9 E’ STATO UN FALSE FLAG E BIN LADEN E’ MORTO NEL 2001 »

« L’11/9 E’ STATO UN FALSE FLAG E BIN LADEN E’ MORTO NEL 2001 »: "

L’ex assistente del segretario di stato in tre diverse amministrazioni, Steve R. Pieczenik, è pronto a dichiarare davanti al gran giurì federale il nome di un generale maggiore che gli avrebbe rivelato direttamente che l’11 settembre è stato un’attacco false flag.

di Paul Joseph Watson (Infowars.com)

Uno dei maggiori insider del governo americano, il dottor Steve R. Pieczenik che ha occupato numerose differenti posizioni influenti sotto tre diversi presidenti e che ancora lavora per il dipartimento della difesa ha rivelato ieri (03.05.2011, N.d.e.) nello show di Alex Jones che Bin Laden sarebbe morto nel 2001. Il dottore avrebbe anche espresso il suo desiderio di testimoniare di fronte al grand giuri e che un generale maggiore gli rivelò in maniera molto diretta che l’11 settembre altro non fu che un lavoro dall’interno.

Pieczenik non può essere screditato con la solita etichetta di cospirazionista. E’ stato assistente del segretario di stato in tre differenti amministrazioni, Nixon, Ford e Carter, e ha inoltre lavorato per Reagan e Bush senior.

Oggi lavora come consulente per il dipartimento della difesa. Come ex capitano della Marina Pieczenik ha ricevuto per due volte il prestigioso premio “Harry C. Solomon” dalla Harvard Medical School e contemporaneamente ha conseguito un Dottorato di ricerca all’MIT.

Pieczenik è stato inoltre pianificatore della politica statunitense al servizio di segretari come Henry Kissinger, Cyrus Vance, George Shulz e James Barker; durante la campagna che vide Bush opposto ad Al Gore, lavorava per Bush. Le sue referenze lo descrivono come uno degli uomini più profondamente legati ai circoli dell’intelligence che hanno dominato la scena politica degli ultimi trent’anni.

Il personaggio Jack Ryan che appare in molti libri di Tom Clancy interpretato anche da Harrison Ford nel popolare film del ’92 chiamato Patriot Games è basato sulla figura di Piezcenik.

Nell’aprile del 2002, più di 9 anni fa, Piezcenik disse durante lo show di Alex Jones che Bin Laden era già morto da mesi e che il governo stava aspettando il momento politico più adatto per rendere la cosa pubblica. Piezcenik è nella posizione di sapere come stanno le cose avendo incontrato personalmente Bin Laden e avendo lavorato con lui durante la guerra contro i sovietici in Afghanistan durante gli anni ’80.

Piezcenik ha detto che Bin Laden è morto nel 2001, “non perché le forze speciali lo abbiano ucciso ma perché era stato visitato da un’equipe della CIA e dai loro registri risulta che fosse afflitto dalla sindrome di Marfan”. Aggiungendo inoltre che il governo americano sapeva che Bin Laden era morto prima di invadere l’Afghanistan.

La sindrome di Marfan è un disturbo genetico degenerativo per cui non c’è cura definitiva. La malattia accorcia in maniera irreversibile la vita del malato.

“E’ morto a causa della sindrome di Marfan, Bush junior lo sapeva, la comunità dell’intelligence lo sapeva“.

Nel luglio del 2001 la CIA lo visitò nell’ospedale americano di Dubai: “Era già molto malato e stava già morendo, non c’era bisogno che qualcuno lo uccidesse” Piezcenik ha aggiunto che Bin Laden è morto poco dopo l’undici settembre nel suo complesso di Tora Bora.

“La CIA e la comunità dell’intelligence conoscevano la situazione? Certo!” Ha detto Piezcenik riferendosi alle dichiarazioni di domenica che asserivano che Bin Laden era stato ucciso in Pakistan. Ha aggiunto, riferendosi alla foto rilasciata dalla Casa Bianca in cui vediamo Biden, Obama e la Clinton che guarderebbero in diretta l’operazione che avrebbe ucciso Bin Laden su uno schermo:“Tutto questo scenario in cui vedete un gruppo di persone davanti allo schermo che guardano come se fossero presissimi NON HA SENSO”

“E’ completamente costruito, creare consenso, siamo in America il teatro dell’assurdo… Perché lo stiamo facendo ancora… Nove anni fa quest’uomo era già morto… Perché il governo deve mentire in maniera sistematica al popolo americano?” si chiede Piezcenik.

“Osama Bin Laden è morto, non c’è modo che possano averci combattuto o possano averlo affrontato o addirittura ucciso”. Piezcenik ha addirittura scherzato, sostenendo che l’unico modo che avevano i corpi speciali di ucciderlo era quello di attaccare un cimitero.

Piezcnik dice che la decisione di iniziare questa pagliacciata è stata presa perché Obama stava andando verso il minimo storico di approvazione popolare visto che la storia legata alla sua “nascita” stava per esplodergli in faccia.

“Doveva provare di essere più che americano. Doveva essere aggressivo” Ha detto Piezcenik, aggiungendo che la farsa è stata anche un modo per isolare il Pakistan vista la sua opposizione all’utilizzo su larga scala dei droni che hanno già ucciso centinaia di pakistani”.

“E’ tutto orchestrato, intendo, quando ci sono persone sedute in cerchio a guardare una sit-com, come succede nella foto del comando centrale della Casa Bianca che c’è stata mostrata e hai un presidente che esce dalla stanza sembrando uno zombie dicendovi che hanno appena ucciso Bin Laden che era già morto nove anni prima” dice Piezcenik ricordando l’episodio, “E’ la più grande balla che abbia mai sentito, voglio dire è assurdo”

Denigrando le dichiarazioni della Casa Bianca come un ridicolo scherzo alla popolazione americana Piezcenik ha detto: “Sono così disperati a cercare di far sembrare Obama un presidente passabile, a negare il fatto che può non essere nato qui, evitare le domande sul suo background… Vogliono che sia rieletto, vogliono prendere in giro il pubblico un’altra volta”

L’affermazione di Piezcenik che Osama sia morto anni fa trova eco nell’opinione di molti professionisti dell’intelligence senza parlare dei capi di stato che la pensano così.

Bin Laden, “E’ stato usato nello stesso modo in cui è stato usato l’undici settembre, per mobilizzare le emozioni e i sentimenti degli americani in modo da poter giustificare una guerra creata da Bush junior e Dick Cheney contro il mondo del terrorismo” ha detto Piezcenik.

Durante la puntata di ieri dell’Alex Jone Show Piezenik ha anche detto che un generale molto prominente gli avrebbe detto a proposito dell’11 settembre che non era nient’altro che un’operazione false flag e che lui è pronto a dire davanti al grand giurì il nome del generale che ha fatto questa rivelazione.

“Hanno attaccato” ha detto Piezcenik nominando Dick Cheney, Paul Wolfowitz, Stephen Hadley, Elliott Abrams e Condoleezza Rice tra gli altri come se loro fossero i diretti responsabili.

“Si chiama false flag e serve a mobilitare il pubblico americano tramite la creazione di falsi presupposti… Me l’ha detto anche un generale dello staff di Paul Wolfovitz.. Andrò di fronte ad una commissione federale e sotto giuramento dirò i nomi di questi individui così da rendere la cosa pubblica.” ha detto Piezcenik aggiungendo che si sentiva furioso e che sapeva che sarebbe successo.

Piezcenik ha spiegato che lui non è un liberale, un conservatore o un membro del Tea Party ma solo un’americano che è molto preoccupato della direzione che il paese sta prendendo.

Traduzione a cura di Konstantin Levin
"