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venerdì 6 maggio 2011

Napolitano e il suo strano «garantismo» costituzionale. Sulla nomina dei sottosegretari si pronuncino le Camere | Il Jester Blog

Napolitano e il suo strano «garantismo» costituzionale. Sulla nomina dei sottosegretari si pronuncino le Camere | Il Jester Blog:

Sapete qual è l’idea che mi sono fatto sulla dialettica tra questa maggioranza e il resto dell’Italia politica, anzi politicante? È un’idea balzana, probabilmente, ma non è assolutamente detto che non si avvicini (e non di poco) alla realtà. L’idea è questa: che in ogni modo, in ogni contesto e in ogni occasione, si tenti di contrabbandare le azioni di questo Governo e della maggioranza di centrodestra come azioni irrituali, incostituzionali e dunque quasi fuorilegge.
Perché dico questo? Lo dico perché in sessant’anni di Repubblica, quanti sottosegretari e ministri i Governi hanno nominato, revocato e rinominato, modificando leggermente o pesantemente gli assetti di maggioranza? Direi parecchi. Gli ultimi Governi di centrosinistra poi hanno prodotto sottosegretariati e ministeri a gogò, eppure nessuno se ne lamentava, e nessun Capo dello Stato è andato a chiedere verifiche per il sol fatto che un parlamentare passava da un gruppo politico dell’opposizione a quello della maggioranza.
Ma ammesso che chiedere – come ha fatto Napolitano – una nuova (l’ennesima) verifica di maggioranza sia legittimo davanti alla nomina di nove sottosegretari, sorge comunque il dubbio: perché improvvisamente il Capo dello Stato sente l’esigenza di domandare questa procedura che assume il forte sapore della puntigliosità costituzionale? Se è pur vero che il Presidente della Repubblica si è limitato a ritenere necessario l’investimento delle Camere sulla nomina dei sottosegretari, è anche vero che la richiesta nasconde un giudizio politico bell’e buono, che può essere riassunto in questi termini: la maggioranza non è più quella del 2008, ma è una nuova maggioranza che vede l’ingresso di un nuovo soggetto politico (il Movimento dei Responsabili e altri). Ergo è necessario un nuovo passaggio parlamentare per verificare se la maggioranza è mutata e dunque è differente rispetto a quella scelta dagli elettori.
Stop! Non è proprio così che funzionano le cose. Con o senza i Responsabili & C., la maggioranza non è affatto cambiata: è sempre la stessa. È quella uscita dalle urne del 2008. Suggerire che così non è, è suggerire male. Perché non è sufficiente affermare che siccome c’è un nuovo soggetto politico a sostenerla, la maggioranza è mutata e non è più corrispondente alla volontà popolare. Anche perché affinché questa mutazione sia considerata tale, e nello specifico un ribaltone, è necessario la procedura prevista dalla Costituzione: sfiducia, consultazioni del Capo dello Stato, nuova maggioranza e infine nuovo incarico. Ecco! Allora sì che si può affermare con certezza che siamo davanti a una maggioranza differente rispetto a quella uscita dalle urne. Diversamente la maggioranza è sempre la stessa, seppure sostenuta da un’ulteriore forza parlamentare.
Se questo è vero, la richiesta del Capo dello Stato è pure incomprensibile alla luce di tutti i passaggi parlamentari degli ultimi mesi che hanno più volte certificato la solidità dell’attuale maggioranza di Governo. Non si vede pertanto perché sia necessaria una nuova verifica, se non nei termini di un tentativo – l’ennesimo – di far venire alla luce le contraddizioni della compagine governativa; contraddizioni che potrebbero magari comportare una possibile crisi di Governo e dunque le urne o addirittura il sempre sperato (e dai più auspicato) ribaltone.
Chiaramente il PDL non deve cascare nella trappola istituzionale. L’obiettivo è chiaro: rendere la maggioranza insicura delle proprie possibilità e della propria forza politica. L’obiettivo è in altre parole far passare l’idea che l’attuale compagine di Governo non abbia più il sostegno politico né quello istituzionale per proseguire con l’azione governativa. Cosa parzialmente vera (almeno per quanto riguarda il sostegno istituzionale). Ma se anche così fosse, non bisogna lasciarsi irretire e bisogna proseguire per la strada tracciata. E che l’opposizione continui pure a lagnarsi sulla spalla di un Capo dello Stato che sempre più non riesce a resistere ai richiami della propria area politica di appartenenza.