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domenica 8 maggio 2011

Il Legno storto, quotidiano online - Politica, Attualità, Cultura - Cosa scrive il mondo arabo se muore Bin Laden?

Il Legno storto, quotidiano online - Politica, Attualità, Cultura - Cosa scrive il mondo arabo se muore Bin Laden?:

l'Occidentale - La morte di Osama Bin Laden ha provocato diverse reazioni nel mondo arabo. La fine dello sceicco del terrore è stata tradotta come l’ennesima sfida dell’Occidente contro la mezzaluna, soprattutto in nazioni protagoniste di nuovi cambiamenti.
Se i Fratelli Musulmani hanno condannato l'uccisione del leader di al-Qaeda come un vero e proprio assassinio, un editoriale del quotidiano egiziano Al-Gumhouriyya ha criticato duramente il consiglio di sicurezza dell'ONU per essersi complimentato per l’esito della missione Geronimo: 'Il Consiglio di Sicurezza ignora altri esempi di terrorismo e crimini ancora più odiosi e che non hanno causato migliaia ma milioni di morti”. L’editorialista si riferisce a Usa e Israele “colpevoli di crimini contro gli arabi e i musulmani” e descrive le due nazioni occidentali guidate da uomini ben peggiori di Bin Laden i cui crimini “sono niente in confronto a quelli di George Bush, le cui mani grondano del sangue di milioni di afgani, iracheni, somali e sudanesi, o ai crimini di Ariel Sharon, soprannominato ‘il macellaio’ per tutto il sangue che fatto versare a palestinesi e libanesi'. Al coro di condanna egiziano si unisce anche la voce di Abu Omar al-Masri, membro anziano della Jama'a al-Islamiyya, il movimento cairota islamista considerato fuorilegge dagli Usa e dall’Ue. “L’uccisione di Osama ha aperto le porte dell'inferno e della vendetta dei musulmani”, ha difatti dichiarato al-Masri.

Parole confermate da un articolo apparso sul quotidiano egiziano Al-Yawm al-Sabi dove leggiamo che: “La morte di Bin Laden non è la morte di al-Qaeda. Bin Laden non aveva il controllo di tutta l’organizzazione: ci sono cellule locali, regionali, organizzazioni in Marocco, negli stati del Golfo, in Iraq, Somalia, Afghanistan, Pakistan, oltre che in Europa e negli Stati Uniti: al Qaeda non si fermerà”. Parole inquietanti, accompagnate da una cinica e dietro logica tesi. L’uccisione di Bin Laden, infatti, secondo il resto dell’articolo, è una mera “questione di propaganda, per aiutare il presidente americano Barack Obama ad essere rieletto”.

E di Obama parla anche Ibrahim al-Amin, direttore del quotidiano libanese al-Akhbar e vicino a Hezbollah. 'È ripugnante il viso sorridente del presidente americano”, scrive sul proprio giornale, “gli americani sono pazzi criminali portati al potere dai loro popoli insensati e per questo meritano di essere danneggiati: nessuno di loro merita di vivere”.

La reazione di al-Amin all’annuncio di Obama dell’uccisione del Che Guevara islamico è la stessa di Abd-Bari Atwan, direttore del quotidiano londinese Al-Quds Al-Arabi: “E' stato irritante dopo l'assassinio di Osama ascoltare il presidente americano dichiarare che giustizia era stata fatta”. E spiega il perché: “Barack Obama ha permesso che un uomo disarmato fosse ucciso. Questa è la prova che non è il presidente di un paese democratico, rispettoso dei diritti umani e impegnato nel far rispettare legge e giustizia. Obama è il capo di una banda specializzata in uccisioni, rapimenti e terrorismo; in un paese civile i colpevoli si portano in tribunale come fecero gli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale per il processo di Norimberga”.

L’occasione di riaccendere il revival di propaganda anti-occidentale è stata colta al volo anche dall’editorialista siriano Ziad Abu Shawish, secondo cui “un paese in festa per un omicidio ne dimostra tutta la sua Umanità: gli Stati uniti incitano ad uccidere ovunque e questa cultura è stata dimostrata da migliaia di americani impegnati a festeggiare per le strade l'uccisione di Bin Laden”.

Queste idee, supposizioni, analisi, troveranno anche in Palestina numerosi lettori ed ampi consensi. Non a caso, Ismail Haniyeh, il boss di Hamas a Gaza, è stato il primo leader arabo a condannare l'uccisione di Osama ancora considerato “un santo e un guerriero arabo”, mentre ha incensato la sua esecuzione come “una continuazione della politica americana basata sull’oppressione e lo spargimento di sangue musulmano”. Le Brigate dei martiri di al-Aqsa, l’ala armata di Fath, invece hanno dichiarato: “Se Bin Laden è veramente morto come shahid questo non deve scoraggiare i combattenti dello Jihad a lottare contro l'ingiustizia, l'oppressione e l'occupazione nel mondo. In passato anche noi abbiamo perso molti uomini e comandanti ma sono episodi che hanno rafforzato la nostra determinazione e la nostra fedeltà nel cammino verso la shahada (la morte per Allah)”.

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