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sabato 7 maggio 2011

La Spagna affonda nella disoccupazione | Costruendo L'Indro

La Spagna affonda nella disoccupazione | Costruendo L'Indro:

Un altro duro colpo per il Governo Zapatero; il tasso di disoccupazione, nel primo trimestre di questo anno non solo non è diminuito, ma ha raggiunto il 21,3 per cento. Un livello elevatissimo, che in termini numerici sfiora i cinque milioni di disoccupati.

Il dato che colpisce maggiormente è quello che oltre un milione e mezzo di famiglie ha tutti i componenti in disoccupazione. Il mercato del lavoro spagnolo, insieme al settore bancario si rivela essere una delle principali problematiche senza soluzione per il Governo guidato dal PSOE.

Lo scorso anno il Governo Zapatero aveva tentato di fare una riforma del mercato del lavoro, ma in realtà l’azione governativa era stata troppo debole e non incideva sui reali problemi. Tale riforma infatti ‘toccava’ il costo del licenziamento, ma non diceva quasi nulla circa la contrattazione collettiva che ancora è troppo forte in Spagna.

L’uscita di scena di José Luis Zapatero, che non si ricandiderà alle prossime elezioni del 2012, potrebbe cambiare in parte lo scenario. Le riforme di cui la Spagna necessita potrebbero essere più facili da compiere, perché il Primo Ministro non è assillato da ‘desideri’ elettorali; tuttavia il candidato premier del PSOE, Alfredo Pérez Rubalcaba, è il vice-presidente del Governo e dunque potrebbe esserci un conflitto d’interesse che potrebbe ‘impedire’ i cambiamenti necessari.

L’economia spagnola continua ad essere al centro dell’attenzione dei mercati. Settimana scorsa i CDS (credit default swap) sul debito sono cresciuti di 50 punti base in un giorno, in un momento di tensione dovuto alla riacutizzarsi della crisi greca. Nei giorni scorsi si è parlato infatti di una ristrutturazione del debito del Paese ellenico, con delle eventuali perdite per le banche e gli investitori privati.

Fino ad ora l’Unione Europea aveva garantito delle condizioni ‘vantaggiose” per i prestiti alla Grecia, ma il mercato non crede che la Grecia rispetterà in futuro gli impegni presi e dunque non sarà in grado di ripagare i propri debiti.

Il salvataggio portoghese da parte dell’Unione Europea è apparso una tappa di avvicinamento verso l’attacco alla Spagna. E i dati della disoccupazione non aiutano certo a risollevare il morale del Paese guidato da Zapatero; inoltre, se il Portogallo dovesse ristrutturare il proprio debito, le banche spagnole andrebbero in ulteriore difficoltà, essendo molto esposte nel Paese luso.

Il sistema bancario, ed in particolare le ‘cajas’, sono infatti l’altro punto di debolezza della Spagna; questa problematica è molto legata alla prima, la disoccupazione.

L’impoverimento delle famiglie ed un tasso d’indebitamento troppo elevato delle stesse, ha portato nel momento della crisi ad un tasso di morosità molto elevato: le famiglie non erano più in grado di pagare i mutui e le banche si sono ritrovate un portafoglio di immobili molto amplio.

Questi immobili nel frattempo si erano svalutati e il valore di bilancio non rispecchiava più il valore di mercato degli stessi. Le ‘cajas’ si sono ritrovate ad avere un portafoglio di attivi dal dubbio valore.

Le casse sono in forte difficoltà e il Governo, pur continuando ad immettere liquidità, non riesce a risolvere il problema. Oltre 20 miliardi di euro, che in breve tempo potrebbero diventare oltre 60 miliardi di euro non hanno portato ad una soluzione.

Gli stessi sussidi di disoccupazione costano allo Stato spagnolo oltre 40 miliardi di euro l’anno.
Un conto troppo elevato anche per lo Stato spagnolo, alle prese con un deficit che ha superato nel 2009, l’11 per cento e che solo lentamente sta decrescendo.

Cajas, deficit e disoccupazione sono le tre parole chiave al centro dei problemi spagnoli.
La Spagna necessita riforme e anche velocemente.