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sabato 7 maggio 2011

Arab Monitor - Sito di informazione dal mondo arabo

Arab Monitor - Sito di informazione dal mondo arabo:

Roma, aprile - In una conversazione con Arabmonitor, Claudio Moffa, docente di storia dei Paesi afroasiatici all'Università di Teramo, ha detto che l'Italia potrebbe non aver tradito il legame di amicizia con Tripoli, ma preferito adottare una linea 'badogliana' che permette di neutralizzare l'atteggiamento bellicoso di Parigi e cercare, in questo modo, di salvare sia Muammar Gheddafi che l'unità libica.

Professore, l’Italia ha perduto i suoi tre migliori amici nel mondo arabo da gennaio ad oggi, Hosni Mubarak, Muammar Gheddafi e Ben Ali. Si tratta di un caso fortuito oppure siamo di fronte a un colossale errore politico diplomatico averli privilegiati come interlocutori ?

“Si tratta di tre situazioni diverse. L’Egitto era il Paese più legato a Israele. I cambiamenti avvenuti sembrano aver restituito vigore alle tradizionali forze di ispirazione islamica. L’errore è stata l’accettazione di Mubarak da parte dell’Italia come il miglior referente possibile. Nel caso della Libia l’Italia ha semmai subito la realizzazione di un disegno contro i suoi interessi. I Ben Ali e i Mubarak erano in linea con le scelte moderate del governo italiano, che sicuramente andavano a danneggiare gli interessi dei palestinesi e in quanto tali erano da condannare. Ma esiste anche un'altra componente della crisi del mondo arabo: quella relativa ai sistemi bancari e agli interessi della grande finanza internazionale, una dimensione trasversale e al di sopra dello stesso conflitto israelo-palestinese. Da questo punto di vista alcuni analisti hanno visto uno stesso retroscena delle tre crisi, che accomuna Libia, Egitto, Tunisia. In Libia Gheddafi resiste, negli altri due Paesi la situazione è in movimento e bisognerà vedere l’esito del processo in corso”.

Ma se l’Italia si fosse comportata come amica di Tripoli, senza rinnegare il Trattato di amicizia e di cooperazione, la situazione in Libia poteva avere sviluppi diversi rispetto a quelli attuali ?

“Mi chiedo: se l’Italia avesse negato le basi, avrebbe avuto un ruolo nella missione Nato? Avrebbe avuto un ruolo di mediazione con la Libia? E mi domando se la Nato non abbia per caso già assunto una posizione di mediazione, frenando l’impeto guerrafondaio di Parigi e di Londra. Che l’intervento della Nato in Libia sia illegittimo è fuori discussione, come illegittima è, ai sensi della Carta di San Francisco, qualsiasi intervento delle Nazioni Unite negli affari interni di uno Stato, tanto più se affidato non ai Caschi Blu e al Consiglio di Sicurezza come recita l’articolo 41, ma a singoli Stati “volenterosi” o addirittura a una organizzazione obbiettivamente di parte come la Nato. Ma se la Nato denuncia di non avere risorse per fare di più di quello che sta facendo in Libia, non è forse una sorta di aiuto al governo libico legittimo? E la posizione badogliana di Roma non è forse di maggiore sostegno a Gheddafi, con l’Italia che sta cercando di scippare alla Francia il ruolo di interlocutore principale dei ribelli ? Sono domande legittime. Incredibile è pure la notizia recente che la Nato avrebbe esaurito le scorte di bombe per Francia e Gran Bretagna. Vedremo come andrà a finire. Per ora è bene sospendere il giudizio”.

Ma non le sembra che stiamo comunque assistendo a un nuovo conflitto coloniale con alcuni Paesi occidentali impegnati a “consigliare” militarmente i ribelli ?

“La guerra in Libia è di tipo coloniale mascherata dalla foglia di fico delle Nazioni Unite. L’Onu può intervenire in caso di conflitto fra Stati, ma non in un conflitto interno a uno Stato. Tra l’altro le ricordo che quando gli americani e gli inglesi s’inventarono la no-fly zone in Iraq essa riguardava le zone di insorgenza nel sud sciita e nel nord curdo. Qui la no-fly zone è stata estesa anche a Tripoli, a Sirte, con attacchi sistematici alle forze armate regolari libiche, di un regime che ha con ogni evidenza, nella regione occidentale, consenso popolare. Sarkozy ha iniziato a bombardare la Libia prima che il vertice di Parigi sulla Libia si concludesse. Il progetto criminale del presidente francese nei confronti della Libia è assolutamente funzionale a Israele. Da un lato c’è l’ambizione di Sarkozy di scalzare l’Eni a favore della Total francese, dall’altro lato c’è il desiderio di Israele di punire Gheddafi, il quale ha accusato lo Stato ebraico di fomentare tutte le guerre africane, e ha fatto fallire, attraverso gli Stati africani, il mandato di cattura internazionale nei confronti del presidente sudanese Omar al Bashir”.

Cosa si attende da qui a sei mesi per la diplomazia italiana in Libia ?

“Formulo due ipotesi. O l’Italia sta percorrendo una strada clamorosamente sbagliata, dando credito alla ribellione di Benghazi oppure, nella legge della giungla che sta caratterizzando le relazioni internazionali, Roma sta tentando di far avanzare un disegno che potrebbe prevedere persino la salvezza (politica) di Gheddafi e il mantenimento dell’unità libica. Non escluderei che esiste un progetto di tentata mediazione nella crisi libica con l’intento di emarginare Sarkozy”.